Ospedale Spoleto è covid e che fine farà il Repartino penitenziario?

Ancora violenza, shock in carcere a Spoleto, detenuto aggredisce agenti

Ospedale Spoleto è covid e che fine farà il Repartino penitenziario?

«Repartino ospedaliero penitenziario che serviva la necessita’ di assistenza in luoghi esterni di cura per una utenza che a Spoleto riguarda circa 450 detenuti, di cui almeno 80 in regime di 41bis ed altri 280 in regime di alta sicurezza con una media di n.2 visite al giorno e non meno di 50 ricoveri annui». Un riassunto fatto di numeri che riflettono la situazione che il segretario Riccardo Laureti, della Federazione nazionale sicurezza dell’Umbria, pone alla attenzione delle autorità per il rischio, grave, che si correrà data la chiusura del Repartino ospedaliero presso l’ospedale di Spoleto.

«Abbiamo appreso – scrive nella nota stampa – della conferenza stampa nella quale la Presidente della Regione Umbria ha annunciato la scelta di destinare l’intero plesso ospedaliero di Spoleto all’emergenza Covid-19, con la conseguente chiusura di tutti i Reparti esclusi quelli di radioterapia, oncoematologia e dialisi. Se cosi’ e’stato deciso significa che anche il ” Repartino”, destinato alle attivita’ che riguardavano la popolazione detenuta di Spoleto – aggiunge -, sarà chiuso con gravi rischi per la sicurezza del servizio da espletare e – contestualmente- della collettività’ pubblica».

Laureti critica anche la soluzione che sarebbe stata prospettata: «Non puo’ neanche essere – scrive – di dirottare tali servizi esterni di Spoleto in luoghi di cura sull’ospedale civile di Terni, che ha destinato a questa” particolare utenza detenuta “ una sola camera di degenza, che dovrebbe bastare anche per le necessita’ dei detenuti del Carcere Ternano dove sono ospitati ulteriori 25 detenuti in regime di 41 bi.».

In chiusura di lettera, inviata al direttore del Carcere di Spoleto, Giuseppe Mazzini e a Gianfranco De Gesu, provveditore della Amministrazione Penitenziari Toscana Umbra, Laureti chiede di intervenire sul problema: «Coinvolgendo – scrive – la stessa Direzione della Asl competente per territorio, cosi come chiediamo che il Sig. Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria di Toscana e Umbria possa affrontare la questione con i livelli politici di competenza».

 

 

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