
Superati i 1000 morti Covid in Umbria, ma il tasso di letalità è più basso della media italiana
di Morena Zingales
“I mille morti sono per l’Umbria una soglia psicologica, ma da un punto di vista dei numeri, la regione è anche meglio della media nazionale. Sicuramente non fa peggio di altre”. Lo ha dichiarato il professor Luca Gammaitoni, ordinario di fisica sperimentale all’Università di Perugia, evidenziando che l’incidenza sui casi totali è pari al 2,31%, ma resta più bassa del dato nazionale che è del 3,4%.
Nel grafico sotto elaborato dall’esperto statistico Salvatore Sonni, si nota chiaramente la posizione dell’Umbria. La regione peggiore è la Valle d’Aosta (5,20%). Le migliori sono Campania (1,63), Calabria (1,81%) e a seguire l’Umbria con 2,31%. Nell’ultimo mese – riferisce Sonni – in Umbria si è notato un peggioramento di questa percentuale, probabilmente dovuto alla presenza di varianti del virus”. Le regioni che superano la media nazionale sono 6, solo le Marche sono allo stesso livello (3,40). I dati sono aggiornati al 23 febbraio.

“Nel panorama nazionale – ha ribadito Gammaitoni – il dato umbro dei morti per Covid non è eccezionale. E’ però importante in una realtà piccola come l’Umbria. Basta pensare alle 11 vittime del terremoto del 1997 e alle circa 300, in tutto il centro Italia, di quello del 2016. Oggi sembra quasi scontato avere mille morti per Covid, ma per trovarne così tanti bisogna tornare alla Seconda guerra mondiale. A Terni, città martoriata dai bombardamenti, se ne registrarono altrettanti, ma in diversi mesi”.
Sono 262 i nuovi positivi certificati tra lunedì e martedì mattina, col totale settimanale che resta sotto quota 2.100, come a fine novembre. Tornando ai morti da SarsCov2, ieri 4 sono a Perugia, gli altri a Bastia Umbra, Bevagna, Città di Castello, Marsciano, Terni e Polino.
Il ricercatore sta seguendo con il suo gruppo di lavoro l’evoluzione della pandemia, utilizzando i modelli statistici. “Ci sono alcuni elementi scientifici che ci fanno ipotizzare di essere vicini al picco della terza ondata della pandemia Covid in Umbria. Se continuiamo come negli ultimi tre o quattro giorni la prossima settimana potrebbero cominciare a scendere gli attualmente positivi” ha aggiunto.
“Bisogna comunque aspettare e vedere – sottolinea il professor Gammaitoni – mantenendo tutte le precauzioni, perché in ogni caso si tratta di previsioni. Ci sono però elementi scientifici per dire che si può cominciare a vedere la luce in fondo al tunnel”.
Dopo il caso del sessantenne di Chieti, morto dopo essersi infettato a Perugia, un altro “legame” con la variante brasiliana e con l’Umbria è emerso dal contagio che ha interessato una scuola di Roma della quale è stata confermata la chiusura. “Il caso di variante brasiliana riscontrato nella scuola media dell’istituto Sinopoli-Ferrini di Roma, ha un link con l’Umbria. “Si affacciano le varianti nel Lazio, oggi quarta zona rossa a Torrice (FR) e confermata chiusura scuola a Roma con variante brasiliana con link da Umbria. In corso l’indagine epidemiologica da parte della Asl Roma 1”, spiega l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato. “Trasportati in elisoccorso nel Lazio tre pazienti Covid dal Molise (tra questi un carabiniere)” prosegue D’Amato.
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