Carla Casciari (Pd) interviene sulle donazioni sangue cordone ombelicale

Carla Casciari ha presentato un'interrogazione sulle "Donazioni del sangue del cordone ombelicale, prassi e numeri nella Regione Umbria"

Carla Casciari in aula

“Conoscere il numero dei punti nascita dell’Umbria accreditati per la raccolta del sangue cordonale e a quali Banche pubbliche nazionali fanno riferimento; conoscere il numero delle donazioni effettuate nell’ultimo anno, e quante sono state poi esportate all’estero rispetto a quelle che sono conservate nelle banche pubbliche italiane e se c’è intenzione da parte della Giunta di realizzare una campagna d’informazione e sensibilizzazione sull’importanza della donazione del sangue cordonale”. È questo il contenuto di un’interrogazione presentata da Carla Casciari (Partito democratico) denominata ‘Donazioni sangue del cordone ombelicale, prassi e numeri nella Regione Umbria’.

 

Nell’atto Casciari ricorda che “c’è una scarsa informazione fra le donne in stato di gravidanza sulle possibilità offerta da ciascun punto nascita rispetto alla donazione del sangue del cordone ombelicale, pratica tra l’altro non invasiva e che non determina alcun rischio né per la madre né per il neonato. Si ritiene pertanto che una maggiore conoscenza potrebbe determinare un aumento delle donazioni di sangue cordonale, rispettando le finalità solidaristiche e il diritto alla salute dei cittadini che, in stato di bisogno, potrebbero trovare in quelle cellule staminali compatibili un prezioso strumento di terapia e di cura. Il sangue presente nel cordone ombelicale – spiega – rappresenta una fonte preziosa di cellule staminali emopoietiche, cellule che hanno dimostrato di avere delle caratteristiche simili a quelle del midollo osseo e del sangue periferico e quindi in grado di generale miliardi di globuli rossi, bianchi e piastrine, sono utili per la cura della leucemia e di altre malattie, e negli ultimi anni, sono state oggetto di particolari attenzioni per le loro futuribili applicazioni cliniche”.

 

“Negli ultimi quarant’anni – si legge nell’interrogazione – la ricerca scientifica ha permesso agli ematologi di tutto il mondo di utilizzare le cellule staminali emopoietiche per curare un numero sempre maggiore di malattie del sangue e non solo. I primi trapianti di staminali emopoietiche venivano eseguiti esclusivamente tra fratelli compatibili e solo successivamente, grazie all’istituzione di Registri nazionali e internazionali di donatori volontari, è stato possibile ricorrere a donatori non familiari. Anche oggi, le prime ricerche di un donatore avvengono inizialmente nell’ambito familiare. Tuttavia, la possibilità di identificare un donatore familiare è pari soltanto al 25 per cento. Quindi, per aumentare la probabilità di identificare un donatore compatibile, sono nati in tutto il mondo dei Registri Nazionali, veri e propri archivi collegati tra di loro nei quali figurano le caratteristiche genetiche dei potenziali donatori. In Italia esiste una rete di strutture ospedaliere accreditate come punti di raccolta del sangue cordonale, pubbliche e private, le quali sono collegate per la crio-conservazione alle 19 Banche Pubbliche che fanno parte dell’Italian Cord Blood Network (ITCBN) e coordinate dal Centro nazionale Sangue (CNS) in collaborazione con il Centro nazionale trapianti (CNT). Questa rete consente l’inserimento dei dati genetici nel Registro italiano donatori di midollo osseo (IBMDR) con sede a Genova che può essere interrogato qualora un paziente che necessità di un trapianto non trovi un donatore all’interno della famiglia”.

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