Avere il colesterolo buono alto non protegge il cuore, lo studio 

Cardiologi Usa invitano a rivedere l'algoritmo che in base ai livelli di Hdl predice il rischio cardiovascolare

Avere il colesterolo buono alto non protegge il cuore, lo studio 

Avere il colesterolo buono alto non protegge il cuore, lo studio 

Avere il colesterolo – Un maxi studio americano sostenuto dai National Institutes of Health (Nih) getta nuove ombre sulla possibilità di prevedere il rischio cardiovascolare in base ai livelli di colesterolo buono Hdl. Stando alla ricerca, pubblicata sul ‘Journal of the American College of Cardiology‘, il dogma secondo cui avere poco colesterolo buono aumenta le probabilità di attacchi di cuore e morte non vale per tutti: se è vero per i bianchi, non lo è per i neri. Non solo: sia per gli uni che per gli altri, concentrazioni maggiori di colesterolo Hdl non corrispondono automaticamente a un rischio minore di malattie cardiache. Gli autori invitano pertanto a rivedere l’algoritmo che calcola le insidie cardiovascolari in base ai livelli nel sangue di lipoproteine ad alta densità Hdl.

“L’obiettivo della ricerca era comprendere se è valida per tutte le etnie l’antica convinzione relativa alla ‘bontà’ del colesterolo Hdl”, spiega Nathalie Pamir, autrice senior del lavoro, professore associato di medicina al Knight Cardiovascular Institute dell’Oregon Health & Science University di Portland. Per scoprirlo, Pamir e colleghi hanno analizzato i dati di quasi 24mila adulti statunitensi partecipanti a uno studio denominato Regards (Reasons for Geographic and Racial Differences in Stroke Study), che avevano caratteristiche simili per età, colesterolemia e fattori di rischio cuore quali diabete, ipertensione o fumo. In un periodo di osservazione di 10-11 anni, 664 neri e 951 bianchi hanno avuto un infarto o ne sono morti.

Foto di form PxHere e armolipid.it

Rapportando tali eventi alle concentrazioni di Hdl, gli scienziati hanno rilevato per la prima volta che livelli inferiori di colesterolo buono predicono un aumento del rischio cardiovascolare soltanto per i bianchi; la stessa correlazione non vale per i neri. Regards estende inoltre i risultati di altre ricerche secondo cui livelli alti di colesterolo Hdl non sono sempre associati a meno eventi cardiovascolari. E’ l’analisi più ampia condotta negli States per verificare se la correlazione esiste o meno sia nei bianchi sia nei neri, e per entrambi i gruppi suggerisce che concentrazioni di colesterolo buono superiori a quelle ottimali potrebbero non fornire benefici cardiovascolari. “Vorrebbe dire che in futuro non riceveremo una pacca sulla spalla dal medico per il fatto di avere le Hdl alte”, chiosa Pamir.

Gli autori stanno esplorando varie teorie per cercare di capire il ruolo reale del colesterolo Hdl. Una delle ipotesi è che la sua bontà dipenda dalla qualità, più che dalla quantità. In altre parole, avere delle Hdl più ‘brave’ nel compiere la loro funzione – che è quella di trasportare il colesterolo al fegato, dove verrà smaltito – potrebbe essere più importante per la salute del cuore che averne tante. I ricercatori stanno anche esaminando al microscopio le proprietà delle Hdl, analizzando fra le altre cose centinaia di proteine ​​associate al trasporto del colesterolo e il modo in cui la loro diversa presenza o combinazione possa migliorare le previsioni sul rischio cardiovascolare.

“Il colesterolo Hdl è stato a lungo un fattore di rischio enigmatico per le malattie cardiovascolari – evidenzia Sean Coady, vice capo del Dipartimento di epidemiologia interno alla Divisione di scienze cardiovascolari del National Heart, Lung, and Blood Institute – I risultati suggeriscono che è giustificato approfondire l’epidemiologia del metabolismo lipidico, soprattutto per chiarire come la razza possa incidere”. Perché “quando si tratta di fattori di rischio per le patologie cardiache”, precisa Pamir, i modelli predittivi “devono poter essere applicati a tutti e non possono limitati a una sola razza o etnia”.

(Opa/Adnkronos Salute)

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