Cts, no al vaccino J&J, caos nazionale e cittadini in confusione

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Cts, no al vaccino J&J, caos nazionale e cittadini in confusione

di Alessandro Mantovani*
Buona parte del Comitato tecnico scientifico, tra mercoledì e venerdì, era per limitare a chi ha almeno 60 anni anche il vaccino Janssen (Johnson & Johnson), l’altro vaccino a vettore virale, e non solo Vaxzevria (AstraZeneca). Si è espresso così anche Giorgio Palù, virologo di fama internazionale e presidente di Aifa, l’agenzia del farmaco. E sulle stesse posizioni c’erano Gianni Rezza del ministero della Salute, l’immunologo Sergio Abrignani, il direttore dello Spallanzani Giuseppe Ippolito e altri.

C’è stata qualche tensione. Poi però nel parere trasmesso al ministero, che nella notte tra venerdì e sabato ha preparato la circolare che ha escluso AstraZeneca per gli under 60, è uscito un passaggio meno netto su J&J, voluto dal coordinatore Franco Locatelli che presiede anche il Consiglio superiore di Sanità e gode più di tutti della fiducia di Mario Draghi.

  • “Un pasticcio”, convengono, dietro le quinte, diversi membri del Cts. Come spesso avviene, la politica si è nascosta dietro la scienza.

DOPO AVER ricordato i dati Usa sulle trombosi rare – 7 eventi per milione nelle donne fra 18 e 49 anni e 0,9 per milione tra le donne di età pari o superiore a 50 anni – il Cts scrive: “Pur tenendo conto delle analogie esistenti tra il vaccino Vaxzevria e il vaccino Janssen, per quanto riguarda sia le piattaforme che la tipologia di eventi tromboembolici riportati nella letteratura, lo stato attuale delle conoscenze (che fanno propendere per un rischio associato all’adenovirus), il numero di poco superiore al milione di dosi a oggi somministrate nel Paese e la rarità, anche in ambito europeo, delle segnalazioni di Vitt (acronimo inglese che sta per trombosi trombocitopeniche indotte da vaccino, ndr) a oggi disponibili, non permettono di trarre valutazioni conclusive rispetto al rapporto beneficio/rischio relativo al vaccino Jansen”.

Che tuttavia, ribadisce il Cts, “viene raccomandato, anche alla luce di quanto definito da Aifa, per soggetti di età superiore ai 60 a nn i ”. Il comitato promette nuove valutazioni e intanto invita al “monitoraggio” degli eventi avversi, in particolare delle Vitt, che certamente si farà anche se in Italia – a differenza di Usa, Regno Unito e altri Paesi – è difficile ottenere i dati completi per sesso, fasce d’età e tipo di vaccino somministrato. Così le Regioni fanno da sole, cioè prendono sul serio la “ra c c o m a n d a z i one”su J&J. Che del resto c’era già, come per AstraZeneca, ma è stata sacrificata all’obiettivo di accelerare e di smaltire le dosi in eccesso di Az anche con gli Astra Day dai 18 anni in su che sono poi finiti nell’occhio del ciclone.

Il Cts li aveva autorizzati il 12 maggio scorso e nel parere di venerdì afferma che le cose sono cambiate con la drastica riduzione nella circolazione del virus, da circa 130 a 25 nuovi casi alla settimana oltre centomila abitanti; alla Salute sottolineano che quell’a uto ri zz az io ne non è mai passata da lì. Ieri il Piemonte e la Puglia hanno fatto sapere che non vaccineranno gli under 60 neppure con J&J.

Altre Regioni ci stanno riflettendo. Federfarma darà domani indicazioni alle farmacie, previo confronto con la Regione Lazio: anche i farmacisti potrebbero escludere gli under 60 dal vaccino Janssen. Un rallentamento della campagna vaccinale ci sarà senz’altro, al di là dell’ottimismo confermato in tutte le sedi dal generale Figliuolo.

LA CIRCOLARE di venerdì sera, firmata da Rezza quale direttore della Prevenzione, è di mezza pagina: “Il vaccino Vaxzevria viene somministrato solo a persone di età uguale o superiore ai 60 anni (ciclo completo). Per persone che hanno ricevuto la prima dose di tale vaccino e sono al di sotto dei 60 anni di età, il ciclo deve essere completato con una seconda dose di vaccino a mRna(Comirnaty e cioè Pfizer/Biontech o Moderna, ndr), da somministrare ad una distanza di 8-12 settimane dalla prima dose ”.

Vaccinazione “e terologa”, prima un vaccino e poi un altro. Lo stesso Cts riconosce che non ci sono studi validati dalle agenzie regolatorie di Usa e Ue, questa soluzione è stata autorizzata in Canada e in Finlandia.

Alcuni scienziati, tra cui il microbiologo di Padova Andrea Crisanti, sono perplessi: “Nessuno lo può dire – ha osservato Crisanti – se il mix sia sicuro. Magari funziona, magari ha dei problemi. Dovrebbero pronunciarsi gli enti regolatori e tutti gli altri dovrebbero fare un passo indietro. Senza i dati non ci si vaccina”.

Alla circolare, quasi a prendere le distanze dal pasticcio, è allegato tutto il verbale del Cts. Compresa l’ultima raccomandazione alle Regioni: “Ogniqualvolta promuovano eventi Open Day che sensibilizzano alla vaccinazione anti-Sars-CoV-2, rispettino le indicazioni per fasce d’età, rendendo quanto più possibile l’approccio alla vaccinazione omogeneo sul territorio nazionale”.

  • Il Fatto Quotidiano

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