Vladimir Vladimirovič Putin, l’ultimo zar di Russia, lo “zar folle” che fa tremare il mondo

Poco lineari i processi che lo hanno convinto a scatenare l’apocalisse

Putin colto da arresto cardiaco presidente russo rianimato dai medici

Vladimir Vladimirovič Putin, l’ultimo zar di Russia, lo “zar folle” che fa tremare il mondo

La notte in cui cadde il Muro di Berlino, il 9 novembre 1989, il tenete colonnello Vladimir Putin, capo della stazione del Kgb a Dresda, chiamò la guarnigione sovietica di stanza a Potsdam chiedendo aiuto e sollecitando un intervento armato. Una folla inferocita aveva circondato il consolato dell’Urss e minacciava di assaltarlo. La risposta fu negativa: «Non abbiamo l’autorizzazione da Mosca: il centro tace». Quella frase ha segnato per sempre la sua vita. La paralisi del potere e il caos della piazza sono da allora i suoi incubi. Come disse nel 2000, l’anno in cui fu eletto presidente della Russia, «in quelle circostanze funziona una cosa sola: devi colpire per primo e colpire così duro che il tuo avversario non dev’essere più in grado di reggersi in piedi». «Avremmo evitato molti problemi — aveva aggiunto — se non avessimo lasciato così frettolosamente l’Europa Orientale».


corrispondente da Berlino
Paolo Valentino del Corriere della Sera


Il più macroscopico, secondo Putin, fu il successivo crollo dell’Unione Sovietica, quando l’indipendenza delle Repubbliche, soprattutto quelle slave «fece dei russi il più grande gruppo etnico del mondo a essere diviso da confini di Stato». Forse è utile tornare a quell’episodio lontano nel nostro viaggio nella mente dello zar, per cercare di capirne le motivazioni profonde che lo hanno portato a ordinare la più vasta operazione militare in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. E soprattutto per capire quanto residuo equilibrio e ragionevolezza albergano ancora in lui. Se questo è il retroterra, è chiaro che Putin abbia deciso, trent’anni dopo, di agire in nome dell’unità del popolo russo.

Meno lineari sono i processi che hanno convinto il leader del Cremlino a scatenare l’apocalisse e lanciare una guerra distruttiva, che probabilmente lo vedrà prevalere ma rischia di trasformarsi in una vittoria di Pirro, ritorcendosi sulla Russia con gravissime conseguenze politiche, economiche e strategiche. Qualunque sarà l’esito della partita ucraina, è evidente infatti che nei prossimi anni un nuovo intermarium, una linea divisoria da mare a mare, scenderà dal Baltico al Mar Nero separando di nuovo il continente tra due blocchi nemici. Secondo lo scrittore russo Viktor Erofeev, «nella mente di Vladimir Putin si è formata chiaramente una realtà parallela, incomprensibile all’Ucraina, all’America e all’Europa».

È un mondo nel quale a Kiev governa una banda di neonazisti, che si arma con il contributo americano e minaccia militarmente la Russia. «In questa visione, l’Ucraina dev’essere demilitarizzata, il suo esercito liquidato, il Paese un po’ castrato». Erofeev sostiene che questa realtà alternativa si è andata formando in Putin nell’arco di vent’anni, quelli in cui è stato presidente, e che si fonda su quattro elementi di base: «L’infanzia povera, la gioventù da ragazzo di strada, il Kgb e l’impero sovietico».

Nella seconda realtà putiniana tutto è una battaglia da vincere e tutto grida vendetta per lo status perduto nella sconfitta della Guerra Fredda e nell’umiliazione subita da allora. Anche Nikolai Swanidse, già membro del Consiglio per i diritti umani e vecchio amico di Putin, prima di cadere in disgrazia per la sua difesa di Memorial, data a due decenni fa l’inizio della deriva: «Come possono avere una influenza positiva vent’anni di potere incontrollato e zarista?». Secondo Swanidse, «il linguaggio serve a Putin per nascondere i suoi pensieri, interessante non è quello che dice, ma quello che fa». Ma è stata l’esperienza della pandemia, chiuso per due anni in una fortezza sempre più separata dal mondo, ad accentuarne gli aspetti messianici e la convinzione di dover assolvere a una missione.

Prima però c’è un passaggio importante, secondo la politologa Tatjana Stanowaja: «La svolta è all’inizio del 2020 quando Putin modifica la Costituzione e si rende di fatto presidente a vita: può stravolgere le regole a suo piacimento e questo cambia la sua psicologia e il modo in cui si rapporta ai suoi avversari interni ed esterni, lo fa sentire onnipotente». Putin identifica il destino della Russia con quello suo personale. La Storia è diventata per lui un’ossessione. Non dovrà più succedere che un presidente americano, come fu il caso di Barack Obama, si permetta di definire la Russia «una potenza regionale».

Aprire la crisi in Ucraina, dice lo storico Reinhard Krumm, «è la catarsi geopolitica per riordinare i rapporti della Russia con il mondo», qualunque sia il prezzo. Putin pensa ormai da monarca assoluto e identifica il destino della Russia con quello della sua persona. E adotta una narrazione sempre più irragionevole: «Considera la Russia come un’entità metafisica, un essere eterno che per ragioni storiche è superiore a un’entità artificiale costruita da Lenin, che è l’Ucraina», spiega Kurt Kister, ex direttore della Süddeutsche Zeitung. Il problema è che è difficile, forse impossibile, negoziare con qualcuno che pensa in termini metafisici. Chiunque sia andato a Mosca nelle ultime settimane si è trovato davanti un leader aggressivo, emotivo e soprattutto latore di una dimensione parallela e lontana dalla realtà. Non potrà più lamentarsi di non essere preso sul serio, Vladimir Putin. Ma come lui stesso scrisse in una dedica al regista Nikita Mikhalkov, sotto una foto che lo ritraeva nell’atto di saldare un conto al ristorante: «Bisogna pagare per tutto nella vita, Nikita».

4 Commenti

  1. L’articolo di Paolo Valentino descrive in modo molto preciso non solo i fatti, ma anche la psicologia di Putin, l’uomo di ghiaccio con gli occhi da lupo siberiano. E’ una sorta di Hitler bis e quindi non è da escludere che faccia la stessa fine ad opera dei cittadini russi, assetati di democrazia. Il botta e risposta in cui Putin umilia il capo dei servizi segreti Naryshkin è un segno che il dissenso comincia a serpeggiare. Ma che fine farà Naryshkin? Perfino alcuni Oligarchi, per ora pochi, sembra diano segni di dissenso e stiano prendendo le distanze nel timore forse di fare una brutta fine insieme all’ultimo Zar di Russia.

  2. Egregio Signor Porzi, lei si esprime in forma molto educata e questo le fa sicuramente onore, lei espone le sue considerazioni personali e cio’ e’ assolutamente lecito, ma a mio modo di vedere queste tali rimangono e se devo essere sincero certi accostamenti appaiono anche abbastanza arditi. Gia’ un suo precedente intervento con il quale equiparava i fatti attuali con quanto accaduto nel 1956 mi sembrava piuttosto fuori luogo, ma anche questo mi sembra pervaso di retorica instillata da quella narrazione hollywoodiana di matrice neocon e atlantica (ovest e’ il bene assoluto altrove risiede sempre e comunque il male). Perche’ vede caro sig. Porzi, nel nostro nuovo mondo unipolare, quanto meno dal punto di vista militare e strategico, la componente atlantica e certe sue deviazioni, entrano sempre in ballo quando si verificano certi eventi. Si possono fare tutte le trasmissioni che si vuole, tendenti a delineare il ritratto del cattivo, del dittatore, del folle, del criminale, si puo’ far credere qualsiasi cosa, orientando il discorso su cio’ che piu’ fa comodo, e cio’ e’ estremamente facile nel nostro caso, popolo umorale, ignorante e paranoico. Rimane il fatto che purtroppo le cose non stanno proprio come vengono colpevolmente raccontate (un po’ come accaduto per il terribile virus). Il mio pensiero non vuole essere un elogio alla guerra, questa guerra, assolutamente no, semmai vuole essere un attacco all’ipocrisia (non sua , non mi fraintenda) verso chi deve per forza delle cose imbonire, in questo caso incattivire, l’opinione pubblica verso qualcosa o qualcuno. Lei e’ persona intelligente, ed in quanto tale non immagino che possa far parte di quelle schiere che ritengono Putin un fuori di senno, che una mattina si e’ svegliato ed ha deciso di guerreggiare perche’ cosi gli andava. Vede al pari delle sue libere e sacrosante esternazioni, mi e’ capitato di leggere in questi giorni, qualche considerazione alquanto critica, ferocemente critica, sull’operato altamente provocatorio messo in atto dalla Nato, i mastini armati della liberta’ e democrazia a noi tanto cara. Analisi di capoccioni militari, diplomatici di lungo corso, intellettuali di varia estrazione e credo e politico (non le sto qui a riportare i nomi, ma si fidi, sono tutte personalita’ di rilievo e non certo estremisti filo russi) che evidenziano la scellerata politica di allargamento dell’ alleanza atlantica verso i territori russi. Un’avanzata, non contemplata dai piani originali post caduta dell’impero sovietico, verso la quale le sacrosante preoccupazioni e gli inviti al ripensamento, sono stati regolarmente ignorati dalle diplomazie occidentali. Quelle diplomazie che allo stesso modo, non hanno mai avuto nulla da obiettare sull’invasione di territori stranieri leggasi paesi sovrani (Iraq, Afghanistan,Siria) o sul diritto (dicono) di belligerare contro i vicini scomodi per difendere il sacro suolo (Israele, Arabia Saudita). In tutti questi anni mi sembra che in piu’ di una occasione, praticamente spesso e volentieri la diplomazia russa abbia cercato di lanciare segnali alla controparte, segnali che contemplavano anche il diritto a difendersi in ogni modo. E l’occidente che fa’?? Ed arriviamo al fatidico 2014. L’occidente, certo occidente, quello devoto al culto di Davos, ai Neocon ed altri “sette” “sauroniane” investe sull’opzione finale e a loro modo di vedere definitiva: Ucraina. Non entro troppo nel dettaglio, se vuole puo’ facilmente informarsi nel merito (di certo non attraverso i canali mainstream), lascio giusto qualche indizio: Maidan (non metto piazza, senno’ ne sarebbero due di piazze) con i suoi cecchini “baltici”, Maidan con la presenza tra il pubblico, a verificare il buon lavoro svolto, due personaggi cari al mondo a cui mi riferivo in precedenza, tali Sen. John Mc Cain (non rip) e tale Victoria Nuland in Kagan. Quella Victoria che a lavoro fatto contribui poi a staccare il cospicuo assegno “umanitario” atto a finanziare il piano neocon; un tal Hunter Biden inizio’ ad aggirarsi in quelle lande, solo lui e suoi confratelli sanno a fare cosa, credo sia da ingenui credere che il suo ruolo fosse solo quello di un vile affarista puttaniere; poi venne il tempo di foraggiare, non solo economicamente ma soprattutto armandoli ed istruendoli ad hoc, quei buontemponi dei nazionalisti ucraini, quelli devoti a Stefan Bandera, quelli che senza tanti giri di parole si dichiaravano e si dichiarano nazisti e non facevano e non fanno nulla per nasconderlo (belle le foto con le bandiere ucraine con svastica); poi venne Odessa, prima rappresentazione messa in atto da questi portatori di democrazia hitleriana, poi si inizio’ il lavoretto di pulizia etnica in quelle regioni (di confine, tipo il nostro Alto Adige o purtroppo le nostre terre Giulie) abitate da russofoni, pulizia etnica durata fino ad oggi senza che le grida di dolore di quelle genti fossero mai state prese in considerazione dal democratico, inclusivo ed arcobaleno occidente. Ultimo ma non per ultimo, mi sa spiegare cosa ci facessero su suolo Ucraino, soprattutto in questo ultimo anno, ed in particolare negli ultimi mesi del 2021, fino a pochi giorni fa, consiglieri ed istruttori militari yankee e britannici e come mai insistevano su suolo Ucraino almeno 13 (ora sembra ne sia rimasti solo 4 visto che gli altri sono saltati in aria) laboratori segreti AMERICANI, che poi evidentemente tanto segreti non erano, di produzione di “Biological Weapons” ???
    Distini Saluti
    Maurizio

  3. Si le ultime righe di Maurizio spiegano ciò che i giornalistoni fanno finta di non sapere…

  4. Riporto semplicemente dettagli scomodi alla narrazione ufficiale. Poi ognuno si faccia l’idea che più gli si confà.

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