Coronavirus, tamponi a tutti i sanitari, esistono anche paucisintomatici

Coronavirus, tamponi a tutti i sanitari, esisti anche paucisintomatici

Coronavirus, tamponi a tutti i sanitari, esistono anche paucisintomatici

Consentire a chi opera in trincea, medici, infermieri, operatori sociosanitari, farmacisti, chi sta nelle corsie degli ospedali di lavorare in sicurezza. Augusto Peltristo, farmacista, fa eco a consigliere regionale della Lega, Valerio Mancini che nei giorni scorsi è intervenuto sull’argomento.<

“Nella grave emergenza che sta affrontando l’Italia siamo tutti concordi sul fatto che sia doveroso e necessario che il governo garantisca alle Regioni il numero di tamponi opportuno a coprire tutto il personale che ogni giorno rischia la propria vita per salvare le nostre”.

Peltristo propone anche un’altra cosa. “L’unico dato reale in questa situazione di emergenza – ha spiegato – sono i morti, purtroppo. Il numero delle persone realmente contagiate non si conosce, e non si verrà mai a sapere finché non verranno fatti i controlli mirati. Se non si analizzano tutte le persone – dice Peltristo – come si fa a dire se il dato dei contagiati è salito o è calato?

Il farmacista di Piegaro torna a ribadire e spiega un concetto medico importante. “La cosa che ci fa preoccupare di questo coronavirus è la sua capacità di essere trasmesso anche da soggetti privi (asintomatici) o con pochi sintomi (paucisintomatici) dell’infezione. Questa caratteristica, infatti, permette al virus di trasmettersi in modo molto efficace da soggetti che, sostanzialmente, stanno bene e che quindi entrano in contatto con altre persone. La richiesta di Peltristo, intanto, è dunque quella di fare i controlli, tamponi o test sierologici a tutti i medici di base, infermieri, operatori sanitari, medici degli ospedali e della continuità assistenziale (guardia medica), tutto il personale, compresi i volontari e tutti farmacisti, ovunque, non solo Umbria, anche Italia”.

“Occorre isolare – ribadisce – tutto il personale sanitario e analizzarli con tamponi. Questo si può fare in laboratori pubblici, privati, in quelli convenzionati e anche nei distretti. Questo perché gli stessi operatori sanitari possono essere vettore per il virus verso le persone con cui vengono in contatto. Se qualcuno risulta positivo rimane a casa. A questo punto si controllerà tutta la rete con cui la persona è venuta a contatto e si metterà in quarantena. La regione Veneto lo ha già fatto in alcune zone su parte della popolazione. Solo in quel modo si riesce a capire ed “attaccare” alla radice il virus, altrimenti continuerà a diffondersi. Più controlli si fanno – ha concluso – e più abbiamo la possibilità di isolare il virus e fermare il suo contagio, con dei dati statistici reali, perché al momento, ripeto, l’unico dato reale sono i morti, purtroppo”.


ph Corriere dell’Umbria

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