
Muore dopo il pranzo, la figlia, siamo rimasti male dell’assoluzione
Muore dopo il pranzo – Un centralinista dell’ospedale di Perugia è stato condannato a otto mesi di reclusione (pena sospesa). L’uomo è ritenuto responsabile della morte di Gianluca Rasimelli, 55 anni, deceduto il 25 dicembre 2017. La sentenza è stata emessa dal giudice Carla Maria Giangamboni. Il giudice ha anche riconosciuto una provvisionale risarcitoria ai familiari della vittima di circa 100 mila euro.
E proprio oggi, su questo fatto, è intervenuta la figlia di Rasimelli. E lo ha fatto inviando una email alle nostra redazione dove spiga di essere rimasta male “dell’assoluzione di chi l’ha visto ed è andato a casa, non ce lo aspettavamo ma prendiamo atto”.
«È un dolore che ci porteremo dentro tutta la vita – scrive Laura Rasimelli – perché noi avevamo la certezza che era morto per errore, siamo in Italia e ci dobbiamo accontentare di questa magra consolazione però è stato riconosciuto il fatto che lui poteva ancora esserci. Non auguro a nessuno di vivere quello che stiamo vivendo e che vivremo fino alla fine dei nostri giorni».
Laura dice che “Ci sono le sentenze, poi ci sono le coscienze, che mi auguro pulsino. Prendo atto che per lo stato italiano valeva poco però la sua vita perché di fatto nessuno sconterà nulla, ma in parte lo sapevo già. Questa battaglia è stata estenuante, è stato come scalare una montagna senza arrivare veramente in cima, senza trovare quello che ci aspettavamo fino in fondo, però non potevamo non farlo, l’abbiamo fatto per lui, e perché speriamo non si riverifichi più, per nessuno”.
«Ognuno di noi avrà bisogno delle cure di un altro almeno una volta nella vita – scrive Laura Rasimelli -, ognuno di noi si troverà nella vita in un momento di fragilità e spero che questo aiuti a capire che ci sono professioni che possono essere fatte solo se veramente si ha dentro spazio per accogliere l’altro e per comprendere quello che sta vivendo perché in ballo c’è la vita».
Gianluca Rasimelli aveva solo 55 anni ed era la colonna portante, “ha lasciato un vuoto che niente potrà colmare”.
«Per adesso mi accontento di questo poco – scrive in chiusura della mail – ringrazio chi ci ha sostenuto con l’affetto perché sono stati in tanti e chi ancora lo fa vivere ricordandolo, mio padre, per me, ha reso anche la morte un luogo abitato perché era una persona eccezionale. Che tu possa trovare la pace papà, e anche noi».
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Questi uccidono e poi li assolvono tutti sti schifosi . Ce ne sono pochi che sanno fare questo mestiere e con passione e si è visto con il grande covid dei miei stivali
E’ vero ciò che ha scritto la figlia e cioè che ognuno di noi si potrà trovare nella situazione in cui si trovò suo padre. E questo deve essere un monito per tutti coloro che esercitano professioni sanitarie.