
Peppina cacciata via dalla casetta, burocrazia vergogna, va a vivere in un container
C’è chi fa lo sciopero per lo Ius soli da una parte e chi dall’altra viene buttato fuori “a pedate” dalla sua casetta considerata abusiva. Evviva l’Italia, questa è anche Italia. Quello che è capitato a Giuseppa Fattori, Peppina, la signora 95enne di Fiastra (comune maceratese terremotato, nelle Marche), fa capire che gli italiani sono sempre più soli e nessuno fa più niente per loro. «Neppure il Presidente della Repubblica e il Papa rispondono».
La storia di Peppina sta su tutti i giornali. «Chi mi ha fatto questo, non sono persone oneste. Sono bestie. Sono stati tanto cattivi con me e con la mia famiglia». Queste le prime parole di Peppina, rilasciate al Quotidiano Cronache Maceratesi.
Peppina è tornata a vivere nel container a poco più di 30 passi dalla casetta – abusiva, segnalata – e ieri è scattato definitivamente il sequestro dopo una proroga di circa 3 settimane. Ora vive in quel container di 15 metri quadri con bagnetto esterno che l’aveva già ospitata dopo il terremoto del ’97, e che era stato rifugio quest’estate, dopo che a ottobre la casa storica nella frazione di San Martino era stata dichiarata inagibile a causa del sisma.
Ma andiamo con ordine: Peppina si è salvata dal terremoto del 2016 a 94 anni. Ultranovantenne, chiede solo di poter continuare a vivere tra i suoi amati monti, a San Martino, frazione di Fiastra. Ma dopo aver affrontato il dramma del terremoto, ora ne sta affrontando un altro: quello della burocrazia. Dopo che la sua prima casa era crollata durante la scossa del 30 ottobre 2016, ha vissuto per mesi in un container, in condizioni precarie. Peppina non vuole stare nel container e nemmeno a casa dalle figlie ha troppa nostalgia di quel posto e «le amorevoli cure delle figlie non sono state sufficienti a lenire il suo dolore e la sua struggente nostalgia per la casa, i monti, il suo paese».
E’ tornata a Fiastra e la figlia è riuscita a realizzarle una seconda casa. Ma questa abitazione è stata sequestrata e rischia di essere demolita. Tanti gli appelli delle figlie e suoi, ma niente da fare. A nulla sono servite le proteste e l’indignazione. Nonna Peppina ha lasciato la casetta di legno che le era stata donata in attesa che la sua abitazione, colpita dal terremoto, fosse aggiustata. Ora sta nel container a pochi metri di distanza, di circa 10 metri quadrati, senza servizi igienici. Alla sua età, nessuno è riuscito a fare niente. «Quella casetta era una soluzione – ha raccontato Peppina -, potevo star bene gli ultimi giorni della mia vita. Invece ora sono di nuovo nel container. Quest’estate non so quanto ho sudato e ora arriva il freddo». Sono stati tanti gli appelli in questi mesi perché le istituzioni trovassero una soluzione a un caso limite della burocrazia italiana, ma niente.
«Mi sento un po’ dimenticata ma sono ancora fiduciosa nelle persone oneste, che facciano qualcosa di buono per me a quest’età. Sono molto religiosa e prego molto. Per chi mi ha fatto bene e per chi mi ha fatto male».
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