TERNI, INCONTRO DELLA CARITAS DIOCESANA “SPERANZA E SOLIDARIETA’”

Incontro "Speranza e solidarietà"
Incontro "Speranza e solidarietà"
Incontro “Speranza e solidarietà”

(umbriajournal.com) TERNI – “La speranza e la solidarietà” è stato il tema dell’incontro di preghiera e approfondimento, in preparazione al Natale, organizzato dalla Commissione diocesana per la pastorale della Carità e della Caritas diocesana, rivolto agli operatori e volontari impegnati a vario titolo in ambito caritativo, sia in parrocchia che nelle associazioni e movimenti diocesani, che si è tenuto sabato 7 dicembre nella Curia vescovile di Terni, guidato da mons.

Ernesto Vecchi vescovo amministratore apostolico della Diocesi Terni Narni Amelia. Una riflessione comunitaria su come vivere e testimoniare il proprio essere cristiano nella quotidianità e a servizio dei più bisognosi, a partire dalla propria famiglia, nella comunità parrocchiale, nel quartiere, in città, nel mondo. “L’autentica promozione umana trae le sue risorse dall’amore che è carità – ha detto mons. Vecchi – quella forza straordinaria che spinge le persone a impegnarsi nella logica del dono gratuito a favore del bene comune. Questa forza ha la sua origine in Dio, Amore eterno e Verità assoluta. La carità è veramente cristiana se conduce alla verità ed è da essa plasmata.

Diversamente, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente”. “La carità della Chiesa non può essere separata dall’annuncio del Vangelo e dalla celebrazione dei sacramenti – ha aggiunto il presule -, perché è proprio grazie alla forza che si sprigiona dall’Eucaristia che essa può esercitare la carità, fino a dare la vita per amore del prossimo, come Gesù. Se vogliamo incrementare la testimonianza della carità nelle nostre parrocchie e associazioni, non dobbiamo mai perdere di vista l’eucarestia e la celebrazione domenicale. Infatti, l’Eucaristia, quando dà forma alla vita e all’azione della Chiesa, diffonde la verità e la carità dentro la storia”.

Facendo quindi riferimento al particolare momento di preparazione al Natale che è l’Avvento il presule ha ricordato come questo sia un momento propizio per avere speranza “perché è un tempo forte di attesa, non della realizzazione di un sogno, ma di un compimento di ciò che è già presente per i cristiani, l’amore di Dio. L’Avvento non ci proietta in un orizzonte lontano, per estraniarci dalla storia. Ma è proprio vivendo oggi, nella storia, che possiamo aprire lo spessore della speranza dentro la nostra vita quotidiana.

E ciò nonostante le contraddizioni, le nefandezze, le sofferenze che la storia degli uomini portano in sé, ma l’Avvento dunque introduce la speranza e la gioia, tra le tristezze e le angosce degli uomini di ogni tempo”. E’ stato quindi don Stefano Mazzoli direttore dell’Ufficio Catechistico ad approfondire il tema della speranza cristiana non come fatto privato “ma come la fede e la carita, un’azione di tutta la comunità credente che si pone al servizio dell’umanità intera”.

“Oggi che si va sempre più affievolendo la domanda di senso dell’uomo della post-modernità schiacciato sui presente, sui consumo immediato di beni e persone, su un relativismo che insieme al soggettivismo sono stati elevati a idoli, c’è bisogno di una speranza che risponda all’aspirazione di felicità – ha detto don Stefano -. Nella situazione di tiepidezza nella quale sembrano oggi vivere tante persone, anche quelle che si dicono cristiane, una porta di accesso per un annuncio di speranza e spesso occasionata dal bisogno, dalla sofferenza o dallo sconforto determinato da diverse motivazioni. Forse tutti, possono aprirsi ad un gesto di compassione, di premura, di tenerezza, di attenzione, di amore soprattutto in un momento in cui la vita, per diversi motivi, si fa più faticosa.

Ecco perche non c’e annuncio di speranza più grande di quello che parte dai poveri, dagli ultimi, per giungere a tutti. Non può esserci annuncio convincente e vero, senza una storia concreta in cui incarnarsi e prima di tutto la storia personale di ciascuna persona. Ecco perche la carità e la virtù più grande, quella che non avrà mai fine e che parla della realtà stessa di Dio”. A concludere l’incontro è stato il direttore della Caritas diocesana Claudio Daminato che ha ricordato come “Nella Chiesa abbiamo tutti una responsabilità forte che è quella di seminare la speranza con opere di solidarietà, ce lo ha ricordato papa Francesco nel recente viaggio in Sardegna”.

L’impegno della Caritas diocesana si sta sviluppando verso la costituzione di un emporio della solidarietà e in un prossimo convegno sulle Caritas parrocchiale. “E’proprio nelle parrocchie che deve crescere quella sensibilità nel farsi prossimo agli altri – ha ricordato Daminato – dove non solo il fare e il dare sono segni della carità cristiana ma soprattutto quelle espressioni d’amore e ci fanno prossimi e veramente fratelli delle persone meno fortunate e più bisognose”.

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