

(umbriajournal.com) by Avi News PERUGIA – Emissioni di gas serra e consumi di combustibili fossili abbattuti, risparmio economico nel medio-lungo periodo, efficacia ed efficienza nel riscaldamento e raffrescamento. Sono questi i principali risultati del monitoraggio effettuato sugli impianti prototipali di climatizzazione, che integrano energia solare, pompa di calore, sonde geotermiche e biomasse, inaugurati circa cinque mesi fa nella zona industriale, commerciale e artigianale perugina di Sant’Andrea delle Fratte. Impianti realizzati nell’ambito del progetto pilota Scer (Sviluppo di un nuovo sistema di climatizzazione di edifici artigianali in ambito urbano basato sulle fonti energetiche rinnovabili), sviluppato grazie a un bando del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, su proposta del consorzio Le Fratte, in collaborazione con l’assessorato alle politiche energetiche e ambientali del Comune di Perugia e il Centro nazionale di ricerca sulle biomasse (Crb) dell’Università degli Studi di Perugia. A illustrare i dati dello studio sono stati, giovedì 21 novembre nella Casa del cioccolato della Perugina, a San Sisto di Perugia, Gabriele De Micheli, responsabile dell’unità operativa servizi tecnologici, energetici, informatici del Comune di Perugia, e Elisa Moretti del Crb. Alla presentazione sono intervenuti anche Lorena Pesaresi, assessore alle politiche energetiche e ambientali del Comune di Perugia, Franco Cotana, direttore del Crb, Giancarlo Baldassarri e Marco Arcelli, rispettivamente presidente e responsabile tecnico del consorzio Le Fratte. Erano presenti anche Antonio Strambaci, dirigente del Ministero dell’ambiente, e Michele Cenci, del servizio energia e qualità dell’ambiente del Comune di Perugia. “Questi risultati ci confortano – ha commentato Lorena Pesaresi – ma il nostro obiettivo è passare dalla fase prototipale all’investimento su tutte le seicento aziende che operano a Sant’Andrea delle Fratte. Ciò permetterà di climatizzare tutte le attività produttive dell’area attraverso un impianto che, oltre a ridurre le emissioni in atmosfera, riduce di moltissimo anche i costi di gestione aziendale”. Uno dei due prototipi impiega l’energia da solare fotovoltaico abbinata a una pompa di calore geotermica a bassa entalpia con sonde verticali che sfrutta il sottosuolo come serbatoio termico. Il sistema è inoltre dotato di una vasca di accumulo geotermico per ottimizzare l’impianto. L’altra tipologia abbina un impianto solare fotovoltaico in copertura per il soddisfacimento del fabbisogno di energia elettrica con una caldaia a biomasse per la produzione di energia termica e una macchina frigorifera per il raffrescamento. “La mia valutazione è sicuramente positiva – ha spiegato Baldassarri, anche titolare di una delle aziende su cui è installato il primo prototipo –. Sia nel periodo estivo che in questi primi giorni di freddo gli impianti hanno funzionato perfettamente. C’è un costo iniziale di realizzazione ancora notevole ma, una volta in funzione, le spese calano. È sicuramente una strada da seguire”. “Il progetto Scer – ha ricordato Cotana – è nato per sperimentare nuove tecnologie da riproporre poi su scala nazionale, sia in ambito industriale che civile. Abbiamo calcolato che il tempo di ritorno dell’investimento per il primo prototipo è di 12 anni, che si riduce a 5 con il credito di imposta al 65 per cento. Tra i vantaggi del progetto vi è stato anche quello di aver creato occupazione. Alla sua realizzazione hanno collaborato infatti ventidue aziende artigianali locali che hanno così acquisito anche know-how”.
Nicola Torrini
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