PERUGIA, ESG89 ANALIZZA ECONOMIA REGIONALE, UMBRIA AL BIVIO DEL RINNOVAMENTO‏

Giovanni Giorgetti
Giovanni Giorgetti
Giovanni Giorgetti

(umbriajournal.com) PERUGIA – Pac 2000A Conad (COOP) si posiziona al primo posto per la prima volta con 2.423.515.000 euro, seguita da Acciai Speciali Treni Spa che scende al secondo posto dopo oltre un decennio con 2.353.524.000 euro e al terzo, stabile, Coop Centro Iitalia con 654.650.000 euro. Questo il nuovo podio della classifica delle società di capitali dell’Umbria, dalla cui analisi si evince come per la prima volta, dopo alcuni anni, il colosso dell’acciaio è stato superato dalla grande distribuzione.

Poi a seguire le altre top companies: da Eurospin Tirrenica Spa con un ragguardevole 551.447.864 euro a Financo Srl con 532.211.000 euro. A seguire Farmacentro servizi e logistica (COOP) con 356.238.445 euro, Iges srl con 332.807.719 euro, G.M.F. Grandi Magazzini Fioroni Spa con 331.155.000 euro, Colacem Spa con 299.399.2399 euro e Brunello Cucinelli Spa (CONS.) con 281.647.000 euro.

Nella gerarchia per utile netto, spicca la cooperativa Pac 2000A Conad con 47.902.000 euro, in crescita rispetto all’esercizio precedente, seguita dall’altro colosso della grande distribuzione Eurospin Tirrenica Spa con 24.437.666 euro e dal ‘re’ del cachemire Brunello Cucinelli Spa con 22.484.000 euro. Poi a seguire, sempre nel tessile, abbiamo Spa.Pi Spa (CONS.) a con 13.073.104 euro e Luisa Spagnoli Spa con 10.846.000 euro. E ancora Goldlake Italia Spa di Gubbio con un ottimo risultato di 9.977.910 euro, società del gruppo Gold Holding, che fa capo alla famiglia di Franco Colaiacovo.

La prima società della provincia di Terni per utile netto è la Eskigel Srl, che opera nel comparto alimentare, con 9.951.667 euro. Questi sono solo alcuni dati che il Centro Studi Economico e Finanziario ESG89, che ogni anno analizza le performance delle aziende italiane, ha pubblicato all’interno della ventesima edizione dell’Annuario Economico dell’Umbria 2014-2015. A spiegarli il presidente di ESG89, editore degli Annuari Economici d’Italia, Giovanni Giorgetti, durante la presentazione che si è svolta, venerdì 6 dicembre, a Palazzo Donini, che ha sottolineato “quello che si può evincere, comparando i dati del 1992 rispetto a quelli odierni disponibili, è che l’Umbria, in questi ultimi venti anni, ha radicalmente cambiato volto. Nel 1992 nelle prime posizioni veleggiavano le banche, le aziende alimentari e quelle del cemento-costruzioni.

Dopo dieci anni l’acciaio è balzato in testa alla classifica insieme alla comparsa della grande distribuzione organizzata. L’edilizia-cemento ancora era in salute. Ora, dopo questo ventennio, la nostra regione vede i colossi della grande distribuzione dominare, scomparire le banche, scendere di valore e di redditività le costruzioni-cemento e, invece, con grande interesse, l’ascesa di imprese a ‘brand’ che stanno vincendo sui mercati internazionali”. “Un cenno al comparto bancario – ha aggiunto Giorgetti -: l’Umbria negli ultimi 15 anni ha dilapidato un patrimonio.

Oggi il sistema del credito locale non ha più la capacità di sostenere l’economia di questa regione. I dati ci confermano, comunque, che il ‘Cuore verde d’Italia’ può farcela. Ha bisogno, però, di un cambio di marcia drastico in tutti gli aspetti della vita economica, dalle rappresentanze imprenditoriali e sindacali alla pubblica amministrazione, dal sistema del credito alla classe dirigente fino a quella imprenditoriale. È necessario un nuovo e concreto ‘patto’ di sviluppo fra gli attori della vita economica di questa regione, troppo spesso invece ripiegata su se stessa e su strategie legate al passato.

La teoria delle ‘C’ , ben impressa nelle menti imprenditoriali internazionali più illuminate e che ogni giorno viene osservata anche all’interno della nostra società, dovrà valere per tutti i protagonisti: conoscenza, comunicazione, creatività, crescita, competitività, coraggio e cuore”. Vari gli interventi che hanno movimentato la tavola rotonda, moderata dalla giornalista Donatella Miliani, il cui filo conduttore è stata l’analisi del contesto regionale in cui viviamo, da Sergio Bova, segretario di Confartigianato imprese Umbria, al presidente di Gepafin, Salvatore Santucci, fino a Ulderico Sbarra, segretario regionale di Cisl, passando per le giovani imprenditrici, quali Elena Veschi, presidente giovani imprenditori di Confindustria Umbria, a Chiara Pucciarini, presidente regionale giovani imprenditori di Confcommercio, e Federica Angelantoni, amministratore delegato di Archimede solar enegy.

Per il sindacalista Sbarra è “necessario un forte cambiamento, che dipende anche da quello che succederà in Europa. Bisogna costruire nuove, diverse e più efficienti politiche industriali”. Per il segretario Bova, invece, il problema principale è “il non aver rivoluzionato culturalmente questo Paese e la regione. Su questo siamo in ritardo”. Tutti d’accordo, inoltre, che bisogna investire sui giovani. Per Angelantoni “i giovani imprenditori si danno da fare perché vedono spiragli positivi”, mentre, Pucciarini ha sottolineato che “prima di incentivare l’imprenditorialità giovanile bisogna creare un sistema che sia in grado di aiutarla e supportarla”.

Veschi ha messo in evidenza come gli imprenditori siano stanchi “siamo massacrati dalla burocrazia e dalle tasse”. Dal canto suo Santucci ha spiegato come il mondo del credito abbia parecchie difficoltà e come “il ruolo di Gepafin è di favorire l’accesso al credito alle aziende”. Ospite d’eccezione, l’onorevole Walter Veltroni che ha ricordato come la Repubblica di Weimar sia nata in un contesto simile a quello attuale “di crisi economica e politica, dove la faceva da padrona l’antipolitica. Bisogna stare attenti”.

Parlando dell’economia regionale, invece, ha riportato l’attenzione sulle piccole e medie imprese “tessuto economico regionale importante che va supportato”. Le conclusioni, infine, sono state affidate alla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che ha parlato di “un governo che non riesce a fare programmazione ordinaria e che oggi è importante fare un lavoro di squadra, dove ognuno si assuma la propria responsabilità, perchè non sono più i tempi in cui le politiche pubbliche venivano imposte dall’alto, attualmente si fanno e si devono fare insieme”.

Altri dati sintetici – TOP 1000 Fra le top 1000 la percentuale di società che chiudono in utile è sostanzialmente lo stesso dell’esercizio precedente: 73,2%. L’utile netto aggregato delle top 1000 risulta nel 2012 negativo di oltre 270 milioni di euro. Leggendo, però analiticamente i dati, si evince come questo risultato sia condizionato fortemente dall’andamento negativo di una ventina di top società, fra cui il colosso dell’acciaio che da solo pesa per 190 milioni di euro. La grande distribuzione è il comparto che pesa di più per fatturato in regione fra le top 1000.

Il comparto tessile-abbigliamento è quello in testa per utile aggregato; a seguire la grande distribuzione in parte penalizzato dall’andamento di uno dei protagonisti del comparto. La meccanica e l’edilizia sono ancora i settori più numerosi per numero di società in regione fra le top.

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