
L’operazione “S.M.G.O.” (Show Must Go On) della Squadra Mobile della Questura di Perugia, eseguita lo scorso Ottobre, è giunta ad una significativa svolta: grazie alla cooperazione internazionale tra la Polizia di Stato, la polizia elvetica e gli organismi di collegamento internazionale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, è stato individuato, estradato e catturato il “boss” del sodalizio criminale, prevalentemente di origine maghrebina, stroncato e disarticolato dalla predetta operazione di Polizia Giudiziaria.
Un’ennesimo successo, per gli investigatori, portato a termine nonostante la oggettiva difficoltà determinata dalla fuga all’estero del principale indagato, ma superata grazie alla più fattiva ed armonica collaborazione tra le polizie dei due stati interessati: anche in questo caso, come spesso capita agli investigatori di Perugia, la meta dei soggetti di maggiore interesse era un paese d’oltralpe ma, analogamente a vicende simili alle quali ormai sono abituati e per le quali si è consolidata una certa “dimestichezza” nell’estendere anche oltre i confini nazionali l’attività operativa, è stato conseguito il risultato finale tanto desiderato.
L’OPERAZIONE “S.M.G.O.”
L’operazione “SHOW MUST GO ON” traeva spunto da una capillare analisi dei dati emersi dalla quotidiana attività investigativa e di indagine della Sezione Criminalità Diffusa della Squadra Mobile, diretta da Marco CHIACCHIERA e coordinata da Roberto ROSCIOLI, volta a ricostruire nel dettaglio varie dinamiche relative al fenomeno del c.d. “spaccio di piazza” su Perugia.
In particolare, il primo arresto di un giovane pusher tunisino, particolarmente attivo nell’illecita attività di spaccio di cocaina ed eroina sulla “piazza” del centro città, aveva consentito di isolare un importante canale internazionale di spaccio che aveva di fatto alimentato, negli anni e per larga parte, i gruppi che gestivano l’attività di vendita al minuto delle predette sostanze stupefacenti.
Su iniziativa della Procura della Repubblica, DDA, p.m. Manuela Comodi, veniva svolta un’attività di intercettazione telefonica che consentiva di focalizzare, in modo chiaro, alcuni dei suddetti gruppi, non senza fornire, peraltro, ulteriori elementi per la ricostruzione dell’intera rete di spaccio locale, in continua evoluzione.
Procedendo nell’ascolto delle migliaia di telefonate, aumentavano progressivamente le utenze sottoposte ad intercettazione e, conseguentemente, si delineava, con progressiva evidenza, la presenza di una sempre più nitidamente delineata organizzazione criminale, dedita alla costante distribuzione, in questo territorio, di eroina e cocaina.
L’indagine aveva permesso di individuare tre gruppi operativi nel perugino:
– un primo gruppo attivo nella zona di Via Cortonese
– un secondo gruppo attivo nelle zone di Ponte San Giovanni e Ponte Felcino
– un terzo gruppo attivo nella zona dell’Alto Tevere nonché, in Perugia, nelle zona di Madonna Alta e Fontivegge.
Nel corso delle indagini, veniva eseguita la necessaria attività sul territorio, che riscontrava pienamente il contenuto delle numerose conversazioni intercettate e permetteva di operare numerosi arresti in flagranza di reato e diversi sequestri di eroina e cocaina.
L’aspetto di maggiore interesse investigativo dell’indagine, è risultato certamente quello dell’esistenza di una vera e propria rete di ramificazioni che l’organizzazione investigata aveva su tutto il territorio nazionale: sono stati dimostrati, infatti, collegamenti tra soggetti magrebini stanziali in Como, Varese, Genova, Grosseto e Livorno.
All’esito dell’indagine, con l’operazione conclusiva, sono state emesse 36 misure di custodia cautelare a carico di altrettanti soggetti, ai quali sono stati contestati i reati previsti e puniti dall’art. 73 e dall’art. 74 del D.P.R. 309/1990 (Testo Unico Stupefacenti): associazione per delinquere finalizzata alla importazione, trasporto, raffinazione e commercio di stupefacente del tipo eroina e cocaina.
Le misure vennero eseguite a Perugia, Città di Castello (Pg), Spoleto (Pg), Arezzo, Anghiari (Ar), Badi Tedalda (Ar), Empoli (Fi), Como, Barcellona Pozzo di Gotto (Me) e Roma.
Nel corso dell’intera attività investigativa, complessivamente, erano stati sequestrati oltre 9,00 Kilogrammi di droga tra “eroina” e “cocaina”.
IL BOSS “KARIM”
BERKANE Krachaj Karim, cittadino francese del 1978, che usava come “alias” il nominativo KHELIFA Dario, era il “braccio destro” di KAABI Ahmed, ritenuto il “capo dei capi” dell’organizzazione criminale, ma era soprattutto il “capozona” prima di Perugia e successivamente di Livorno.
Lo spessore criminale di Karim, detto “l’algerino”, ma soprattutto il suo ruolo di rilievo nell’organizzazione criminale internazionale, erano emersi fin dalle primissime intercettazioni telefoniche, dalle quali appariva incontrovertibile la sua presenza nella maggior parte delle operazioni di “movimentazione” della droga, per coordinarle e dirigerle secondo la volontà e gli interessi del “capo”, che dava disposizioni dalla Tunisia o dall’Olanda.
Singolare, cosa tipica di chi è abituato a gestire affari illeciti di un certo livello, la sua capacità di rimanere sempre “fuori” dagli scambi, senza mai “toccare la roba”, ma essendo comunque sempre presente e vigile su qualsiasi attività del gruppo di spaccio.
Karim, con grandissima arguzia ed elevatissima capacità di dissimulazione, curava l’ingresso di ingenti quantitativi di “eroina” e “cocaina” a Perugia, mantenendo un costante contatto, attraverso i propri collaboratori più fidati, con il vertice all’estero.
Comunicazioni telefoniche ridotte allo stretto indispensabile o per interposto interlocutore e sempre con schede telefoniche diverse, conversazioni con i referenti ed i collaboratori tenute per lo più all’aperto ed in luoghi poco affollati, continua condivisione delle decisioni con il capo superiore: nelle modalità operative di Karim, come l’indagine della Squadra Mobile ha evidenziato, vi erano tutti i tratti distintivi di un vero e proprio “boss”, caratterizzato dal profilo tipico di chi gestisce un’organizzazione criminale di un certo spessore.
Un’ulteriore elemento distintivo dell’”algerino”, da vero capo-clan, è emerso a seguito delle catture: Karim, appena ha appreso dell’operazione in corso a carico dei suoi subalterni, ha fatto perdere ogni traccia di sé, scomparendo da Perugia.
LE RICERCHE INTERNAZIONALI
Gli uomini della Mobile, ovviamente, non si sono arresi, ed hanno continuato le sue ricerche, attivando le procedure per la localizzazione internazionale, grazie alla collaborazione di Interpol, Divisione del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale.
Il trafficante, individuato in Svizzera dalla locale polizia, è stato catturato e sottoposto ad estradizione per l’Italia.
Lo scorso martedì 16 dicembre, la polizia svizzera ha proceduto alla consegna del BERKANE ad un pool composto dal personale della Squadra Mobile di Perugia e della Polizia di Frontiera di “Como-Ponte Chiasso”.
Dopo la notificazione dell’ordine di custodia cautelare che lo attendeva, il catturato è stato accompagnato presso la Casa Circondariale di Como, a disposizione del Sost. Proc. Della Direzione Distrettuale Antimafia di Perugia, Manuela COMODI.
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