Umbria Jazz dal sapore dell’America Latina

di Marcello Migliosi <a href="../../FE/media/il-concerto-di-bollani-e-veloso-allarena-uj2008.html">le foto</a> (UJ.com) PERUGIA – La magia della musica sud americana tra l’Arena e il cielo. Quello di ieri sera, all’Arena di Santa Giuliana di Perugia, è stato un doppio – o forse triplo – concerto dal sapore dell’America latina. Il samba di Stefano Bollani e i “Carioca”, la bossanova di uno dei più grandi cantanti intellettuali della nostra epoca, Caetano Veloso. Poi insieme il “musico” di Bahia e il “folletto” di Milano, con l’aggiunta, nel finale, della band brasiliana. Quattro mila persone - il popolo di Umbria Jazz - unite da una sola anima: la musica! Bollani ha raggiunto i “suoi” dopo che, mano a mano a partire dal batterista Jurim Moreira, la sezione ritmica – alle percussioni Armando Marcal e al contrabbasso Jorge Helder – avevano fatto il loro ingresso sul palco. Il pubblico lo ha accolto con un’autentica ovazione e lui ha chiamato alcuni fedeli compagni d'arte come Mirko Guerini (sax tenore e soprano) e Nico Gori (sassofono e clarinetto). Grande “luce” sul chitarrista – a cavallo tra il flamenco e le sonorità brasiliane -, Marco Pereira. Bollani, nei Carioca, aveva con sé anche Ze’ Nogueria ai sassofoni. Tutti questi fiati non si sono “tirati indietro” dall’andare anche in “sezione” come una vera e propria brass machine. Il concerto, però, ha ripercorso le tappe del lavoro che Bollani ha costruito da quel 2006 in cui fu invitato al Festival Jazz di Rio de Janeiro e di San Paolo. E lui si ricorda di chi lo invitò, Alberto Riva! Lo stesso che conduceva &quot;Jazz Anthology&quot; su Radio Popolare.  Il prodotto che ne esce fuori non finisce nel calderone della musica esotica, ma entra con forza dentro le dinamiche della musica brasiliana, quella della tradizione tanto da passare per brani scritti anche da Moacir Santos e da Ary Barroso. Poi è arrivato Caetano, lui e la sua chitarra…niente più! Applausi e poi, dalle prime note, il religioso silenzio dei quattro mila dell’Arena. Canta…recita…sussurra quel “cantastorie” del Nord Este del Brasile. “Le mer” di Trenet, la struggente “Paoloma”, qualche omaggio ad Antonio Carlos Jobim e a Barroso. Tra il pubblico, ogni tanto, c’era chi chiedeva: “Terra” e lui Terra cantava, chi “Coracao vagabundo” e lui cantava Cuore vagabondo! Poi, con gioia chiama sul palco Bollani dicendo di lui: “Suona come un dio!”. Due brani da soli, voce e pianoforte, e uno di questi e' 'Come prima', riciclata in versione piuttosto intimista. Poi, sul palcdo, arrivano i Carioca, il resto della band. Di loro Veloso dice: “Sono tutti amici miei”. I brani dovevano essere due, e invece di diventano quattro: nessuno voleva andarsene dal “salotto” di casa Veloso dove lui continuava a cantare comportandosi con una dolce naturalezza che fa del grande di Bahia uno degli artisti, oltre che più magici, anche più a dimensione umana. Coccola un po’ tutti nel suo stentato, ma comunque chiaro italiano, ed il concerto si dilata oltre le intenzioni dei musicisti. In realtà non era solo il pubblico a stare bene, ma anche i i musicisti. C'e' il tempo per 'A hora da razao', 'Da noite na cama', 'Cor amarella'. Bollani suona con elegante misura, calato come un pesce nell'oceano musicale di Veloso. Si vede subito che i due sono contenti di essere li', del resto il concerto e' stato preceduto da reciproche attestazioni di stima. Bollani ha detto che Veloso e' sempre stato uno dei suoi artisti preferiti, e Veloso si e' detto impressionato da come Bollani ha affrontato gli umori della musica carioca.

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