Tracchegiani (LD) sul caro scuola

Negli ultimi anni, di questi tempi, al “classico” dibattito sul caro libri si è aggiunto il fenomeno del “caro scuola”, inerente tutti gli accessori che accompagnano i nostri figli nella vita scolastica quotidiana: quaderni, astucci, zaini, matite e materiale vario. La situazione varia da regione a regione tuttavia, malgrado tutto, si segnalano aumenti generali compresi tra il 3% e l’8%, media riscontrabile anche in Umbria. Di fronte a questo stato di cose, alimentato dalla pubblicità, dalle televisioni, da modelli consumistici fini a sé stessi, vogliamo richiamare le famiglie a recuperare il proprio ruolo educativo. A differenza di quaranta o cinquant’anni fa le famiglie italiane si trovano, generalmente, nella possibilità di concedere ai loro figli accessori costosi e ricercati anche in questo settore: è giusto e sano mettere a disposizione dei nostri figli le risorse necessarie per non sentirsi esclusi o diversi rispetto ai loro coetanei, facendo vivere loro le mode del proprio tempo. Questo stato di cose non deve però degenerare in una corsa senza freno all’accessorio più in voga o in un rinnovo annuale del corredo scolastico: è necessario insegnare ai propri figli a distinguere tra le prestazioni di un mezzo e la mera rincorsa ad oggetti la cui notorietà dipende da soggetti funzionali alle logiche di mercato. Chiaramente questo discorso va fatto loro presente in termini più alla loro portata, ma i genitori devono conservare quel senso di risparmio e parsimonia che ha sempre caratterizzato il nostro popolo ed i nostri stessi genitori, per i quali era impensabile poter comprare ai propri figli uno zaino all’anno o il quaderno più costoso perché con la copertina più variopinta. Ai nostri figli non va trasmesso un modello di società del benessere falso, fondato sul consumismo più sfrenato e sullo spregio del sacrificio e della debita considerazione del dovuto uso che si andrà a fare di qualsiasi acquisto. Purtroppo, però, a volte sono gli stessi genitori a non aver ben chiare queste dinamiche, finendo per compromettere anche il proprio ruolo educativo: a tutti loro vogliamo ricordare che l’aggettivo “caro”, che oggi troviamo anteposto a tanti altri sostantivi – scuola, libri, carburanti, vita – è determinato dalle leggi del mercato liberale, a cui noi tutti andiamo a sottostare supinamente, senza neanche un minimo di riflessione. Torniamo a credere, invece, che noi siamo i primi artefici del nostro mondo, recuperando valori e modi di essere non mercificabili.

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