L’Umbria Olii Spa illustra le sue motivazioni

di <b>Anna Miriam Bicego</b> - L’azienda UMBRIA OLII SPA, in conseguenza dei tragici eventi che nella sua sede si sono consumati, intende chiarire alcuni aspetti recenti della vicenda, nonché le motivazioni che l’hanno costretta ad intraprendere l’azione legale che tanto scalpore ha suscitato.<br />La gravità dell’incidente che si è <b>verificato il 25 novembre 2006</b>, che ha causato la morte del titolare della ditta esterna di manutenzione Maurizio Manili e di tre suoi dipendenti, ha profondamente sconvolto, non solo la vita dei familiari delle vittime, ma la stessa azienda e la vita delle persone che vi lavorano.<br />In questi lunghi mesi, tuttavia, dirigenti e maestranze, con grande senso di abnegazione, con dignità e tenacia hanno lottato, mettendo in campo, ognuno il meglio della propria professionalità; hanno ricomposto ciò che si poteva nel tentativo di salvare l’attività, consapevoli delle difficoltà ma anche fiduciosi per l’esperienza vantata e il ruolo che l’U.O. si è conquistata nel settore oleario nel mondo.<br />Nel frattempo la politica giocava la sua partita.<br />Le dichiarazioni spericolate, rilasciate fin dal primo istante da più voci Istituzionali, anziché tener conto della delicatezza della situazione e della necessità di un clima sereno, essendo in corso la fase istruttoria del processo a carico del Presidente del Consiglio d’Amministrazione Giorgio Del Papa, hanno alimentato la demagogica campagna di “sdegno collettivo”, additando, come nei processi inquisitori del medioevo “il responsabile della strage”, “l’odioso e cinico padrone” quale unico responsabile degli eventi.<br />Il clima che si è concretato fin dal primo momento.<br />Ne’il Ministro del Lavoro, né il Presidente della Camera, né tantomeno il Presidente della Regione giunti immediatamente sul luogo e ritornati anche in momenti successivi hanno sentito il dovere di informarsi sulla realtà lavorativa, sui processi di produzione, sulle prospettive per una ripresa dell’attività.<br />Nessuno ha speso una sola parola di vicinanza e di solidarietà, magari solo formale, per i dipendenti dell’azienda.<br />L’ostilità politica e mediatica hanno assunto i connotati di una condanna preventiva e senza appello, nella quale si sono innescate pesanti azioni legali di risarcimento da parte di tutti i soggetti possibili: familiari delle vittime diretti e non, Comune di Campello, Regione dell’Umbria, Ministero dell’ambiente, compagnia di assicurazione dell’impresa Manili, UNIPOL. L’UMBRIA OLII, nella persona del suo legale rappresentante, dopo un’attenta valutazione della situazione, dopo aver constatato l’impossibilità di sostenere le proprie ragioni nelle sedi opportune, nell’interesse di tutti, ha preso la decisione di intraprendere l’unica via possibile; una via legale ammissibile, una procedura legittima contro tutti i soggetti che si sono costituiti parte civile, ben sapendo di sollevare un’indignazione ancor più violenta; come qualcuno ha detto “una provocazione”. Da tempo, in maniera ossessiva, ma sempre inascoltata, l’azienda, che non gode di  aiuti finanziari di Stato e che deve contare unicamente sulle proprie forze produttive economiche e finanziarie, ha rappresentato a tutte le Istituzioni Locali e Nazionali, ed anche ai Sindacati, le gravi difficoltà che si prospettavano dopo una sciagura tanto devastante quanto imprevedibile. La risposta è giunta sabato scorso, chiara e decisa, grave per le pesanti dichiarazioni di esponenti politici locali ma del tutto prevedibile e in piena sintonia con la linea politica concordata fin dalle prime battute. L’Umbria Olii SPA è consapevole della posta in gioco della battaglia in corso ma è altrettanto convinta della legittimità dell’azione legale intrapresa; è conscia che l’esito della partita sarà la sopravvivenza o meno dell’attività industriale che nel territorio si svolge dal 1970 ma è altrettanto certa dell’assoluta mancanza di responsabilità del suo Presidente Giorgio Del Papa, unico indagato, capro espiatorio nei confronti di un problema enormemente complesso, quello del lavoro in Italia e della sua sicurezza, problema che non si risolve, come dimostrano i continui incidenti mortali che nel frattempo si susseguono come in un bollettino di guerra, con una condanna esemplare, preventiva e mediatica. La sicurezza nei luoghi di lavoro non  trarrà vantaggio dalla fine di una risorsa economica. I politici locali non vogliono ammettere  la complessità del problema e preferiscono demagogicamente scatenare il risentimento dei famigliari e cavalcare l’onda emotiva e la stantia lotta di classe contro il “padrone”.

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