Giornata di dialogo cristiano-islamico

CITTA' DI CASTELLO - Verso una cittadinanza comune attraverso le fedi: questo il tema della settima giornata del dialogo cristiano-islamico che si è svolta a Città di Castello con un incontro pro-mosso da Amministrazione comunale, Coordinamento cittadino stranieri Alta Valle del Tevere, Caritas diocesana e Centro di aggregazione giovanile. <br />“La conoscenza reciproca è un potente strumento di integrazione perché supera l’aspetto giuridico e incide nella socialità diretta delle persone” ha detto il vicesindaco del comune di Città di Castello e assessore alle Politiche Sociali Luciano Bacchetta, per il quale “l’ente pubblico deve tenere insieme legalità e accoglienza, concetti che pe-rò solo le persone possono tradurre in comportamenti pratici e in uno sforzo costante a comprendere le diversità, accettarle, guardando alle generazioni che verranno e alla società che dobbiamo costruire per loro”. <br />Don Paolino Trani ha moderato gli interventi che si sono aperti con una riflessione di Achille Rossi de “L’altrapagina” sul “supporto reciproco che religioni e società devono darsi perché non è sufficiente una sola chiave di identità o una cultura soltanto a salda-re ponti stabili tra popoli, spesso spinti dalla fame e dai bisogni primari verso l’Europa”. <br />Abdelkrim Benouchene, rappresentante dei cittadini islamici, ha proposto di trasfor-mare “la città in un laboratorio del dialogo, rompendo gli argini di diffidenza che spesso provocano una sensazione di assedio, sia negli italiani che negli immigrati”. <br />Con la parola d’ordine “da città fortezza a città cantiere”, Benouchene ha aggiunto che “l’impegno dei musulmani in Italia non può mancare. Cittadinanza, partecipazione e le-galità non significano essere meno musulmani; anzi più siamo cittadini responsabili, più siamo partecipi, più siamo rispettosi delle leggi e più siamo musulmani autentici”. Per Loucia Demosthenous, mediatrice culturale della Regione Umbria, “esiste un proble-ma di identità tra le generazioni nate in Italia, che vengono sentite come poco italiane e poco islamiche. Una sorta di ibrido, che fatica a scegliere al sua vita e i suoi valori, do-vendo fare i conti con messaggi contrastanti, a seconda se vengono dalla famiglia o dal contesto in cui sono inseriti dalla nascita”. <br />Un ampio dibattito ha fatto seguito alle relazioni ufficiali, animato da giovani immigrati che hanno riportato le loro esperienze. Massimo Belardinelli, direttore del Primo Cir-colo, ha invece fatto un appello alle molte famiglie presenti “affinché collaborino e par-tecipino alla vita della scuola”. <br />Infine il vescovo Domenico Cancian nel suo intervento ha rilanciato il concetto “da città-fortezza a città-cantiere”, sottolineando la bontà dell’approccio e dichiarando “la dispo-nibilità della comunità cattolica ad intraprendere questo cammino”.

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