Don Falcone in scena al Caio Melisso di Spoleto

(UJ.com) SPOLETO <!–webbot bot="Timestamp" S-Type="EDITED" S-Format="%d/%m/%Y" startspan –>21/08/2008<!–webbot bot="Timestamp" endspan i-checksum="12624" –> - Prove su prove, cantante dopo cantante, regista dopo regista: al Teatro Lirico Sperimentale ormai da un mese tutto è partito, tutto si è messo in movimento per entrare nel vivo della preparazione della 62° Stagione Lirica Sperimentale. Un primo e felicissimo “assaggio” lo si è avuto con il bellissimo EineKleine Musemsmusik, (la regia è stata curata da Alessio Pizzech) che ha portato lo spettatore in un viaggio reale tra le opere di Consagra, Gnoli, Leoncillo, Mastrioanni, Melotti, Pascali Scialoja, custodite nella Galleria Civica d’Arte Moderna di Palazzo Collica, tra i loro pensieri, i loro scritti. E mentre nel Palazzo si celebrava il rito di uno spettacolo assolutamente moderno e contemporaneo, dove attori, musicisti e danzatore hanno reificato tutto ciò che è rimasto impresso indelebilmente sulla tela o nella plasticità delle sculture, negli stessi giorni nell’Auditorium della Stella Marco Carniti provava la regia di Rigoletto che andrà in scena al Teatro Nuovo l’11 settembre (con repliche sino al 14 settembre). Ma il Rigoletto sta impegnando lo Sperimentale da molti mesi anche in un progetto di grande rilevanza sociale. Infatti, come già annunciato, il 10 settembre avrà luogo sempre al Teatro Nuovo l’anteprima straordinaria dell’opera verdiana che vede coinvolti un gruppo di detenuti della Casa di Reclusione di Massima Sicurezza di Spoleto alla realizzazione degli elementi di costumi, di tutto il materiale editoriale (manifesto, programma di sala, la pubblicazione di un giornale) dopo aver affrontato dei corsi propedeutici di preparazione all’opera, tenuti da alcuni docenti dello Sperimentale. Il Progetto dal titolo La musica dei colori -Progetto Spettacolo Umbria 2008 rientra nell’ambito dell’iniziativa della Provincia di Perugia ed è promosso, inoltre, promosso da Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero della Giustizia - Casa di Reclusione di Spoleto, Regione Umbria, Comune di Spoleto e Teatro Lirico Sperimentale. Ora all’Auditorium della Stella risuonano le note settecentesche e frizzanti dell’Intermezzo del musicista napoletano Niccolò Jommelli, Don Falcone, una gemma della scuola napoletana, riscoperta dal Teatro Lirico che ha affidato la revisione ai giovani e validi maestri, in forza ormai da tempo all’ente spoletino, Francesco Massimi e Giovanni Valle. Qui il regista Giorgio Bongiovanni, attore di punta, tra le altre, del Piccolo Teatro di Milano Giorgio Strehler, dove negli ultimi anni è stato impegnato nello storico spettacolo “Arlecchino servitore di due padroni”, da una settimana sta provando con i cantanti dello Sperimentale, alle prese con una partitura alquanto complessa, seppur molto interessante, dalle difficili tessiture vocali, come detta la migliore tradizione del teatro d’opera del Settecento. La trama dell'opera di Jommelli ricalca lo stereotipo del triangolo amoroso tra il soprano Camilletta, il baritono Don Falcone ed il tenore Gelino, rivisitato secondo la prassi settecentesca in chiave comica. Ci racconta Bongiovanni: “Due uomini, un signore e il suo servo, amano la stessa donna; lei ama il servitore e si burla dell’altro. È solo una delle infinite variazioni di un tema tradizionale, tanto caro all’intermezzo e all’opera buffa del ‘700? Diremmo, a prima vista, di essere di fronte a un’ulteriore vicenda d’amore contrastato che, naturalmente, finirà con il trionfo del furbo servitore sullo sciocco padrone. Eppure, ad una più attenta lettura del libretto, restiamo fulminati da una maledizione. Oh maledetto amore! impreca don Falcone. Perché? Eppure questo buffo, strampalato, inconcludente signore è vittima del suo stesso amore, cieco, sfrenato e irrazionale; “dice essere amante” riferisce il servitore Gelino. In tutta l’opera non lo vediamo interessato ad altro. Chi è… da dove viene… dove vive…? Non importa. Non sappiamo nient’altro di lui se non che è innamorato di Camilletta. Eppure - continua il regista siciliano - arriva a maledire l’amore; e non solo una volta: finirà addirittura per maledire tutti (Oh, maledetto amore, il fratel, Camilletta, e il servitore). Perché è questo il suo errore, la sua colpa e insieme la sua pena: inseguire un amore impossibile, ricadere sempre nella stessa rete. E proprio aver incontrato Camilletta sarà la sua sfortuna: forse un’altra giovane avrebbe ceduto a corteggiamenti così insistenti; lei no, e, insieme a Gelino, gliene combina tante da costringerlo a maledire la sua ridicola passione. Così tutta l’opera è un continuo contraddirsi di don Falcone: ama, maledice l’amore, poi riama, poi rimaledice l’amore… fino al parossismo dell’ultima sua aria in cui vorrebbe amare Camilletta e insieme fuggirla. Alla fine ci fa quasi pena, vittima delle burle dei due giovani complici; eppure dovremmo ringraziarlo, perché proprio la sua cocciutaggine ci ha permesso di vedere Gelino e Camilletta all’opera. Questo è il vero piatto forte, e insieme sale e condimento dell’intera vicenda: i due danno vita a una girandola di burle, truffe, stratagemmi volti a dissuadere Don Falcone dai suoi intenti, ma che si moltiplicano, via via, in più articolate e compiaciute variazioni”. Interpreti del Don Falcone i cantanti dello Sperimentale Desirée Migliaccio e Emiliya Ivanova Ivancheva (Camilletta), Gianluca Bocchino (Gelino) e Antonio Vincenzo Serra (don Falcone). L’Ensemble Strumentale del Teatro Lirico Sperimentale sarà diretto da Francesco Massimi, impegnato anche al cembalo.

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