CRISI - ANCHE LORENZETTI AI LAVORI DELLA PRIMA CONFERENZA REGIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO

<p>(UJ.com) TERNI - Si sono conclusi questa mattina a Terni i lavori della prima Conferenza regionale dell'economia e del lavoro, convocata dall'Ufficio di presidenza del <b>Consiglio regionale</b> in applicazione dell'articolo 19 dello Statuto. La seduta odierna, aperta dal vicepresidente Raffaele Nevi e conclusa dai presidenti della Giunta e del Consiglio, Maria Rita Lorenzetti e Fabrizio Bracco, ha visto intervenire Alfredo Pallini (Abi), Carlo Di Somma (ConfCooperative), Maria Sole D’Annibale ConfAgricoltura), Claudio Carnieri (Aur), Giacomo Porrazzini (Gepafin), Ulderico Sbarra (Cisl) e Claudio Bendini (Uil). Fausto Rondolini di ConfServizi e i consiglieri Ada Girolamini (Sdi - uniti nell'Ulivo) e Gianluca Rossi (Pd) hanno depositato i loro interventi che verranno inseriti nella pubblicazione degli atti della Conferenza. <br /><br /><br />Interventi “STIAMO OPERANDO ANCHE AD ACCORDI LUNGIMIRANTI CON LA REGIONE SU CONSORZI FIDI E FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ” ALFREDO PALLINI (Abi Umbria): - Il quadro più veritiero della crisi ce lo danno questi semplici numeri: la produzione industriale è regredita ai dati di venti anni fa e il Pil a dieci anni, i consumi sono al meno - 2 in per cento e l’occupazione al meno 3,3. Sono tanti i problemi di accesso al credito in una situazione umbra che vede il 13-14 per cento delle aziende che stanno male e il 30 che ha bilanci non proprio in linea. Le banche possono fare ben poco nelle aziende la cui crisi è irreversibile. Rischieremmo il penale. Sulle altre situazioni stiamo operando, anche grazie ad accordi lungimiranti sottoscritti con la Regione, come ad esempio sulla moratoria per le famiglie i difficoltà con i mutui, o nei consorzi fidi con i quali, anche grazie ai soldi messi dalla stessa Regione, si è potuto intervenire su 300 aziende in difficoltà. Nel conto del credito vanno messe anche le ulteriori ristrettezze di Basilea due. I margini sono stretti ma si può agire almeno su due fronti, valorizzare ulteriormente i consorzi fidi e soprattutto patrimonializzare le piccole e medie imprese, soprattutto con la logica del tipo ti finanzio se tu azienda patrimonializzi. Altra ipotesi di lavoro è la certificazione dei crediti della pubblica amministrazione, anche perché aiuterebbe a smobilizzarli. Stiamo seriamente lavorando anche ad una sorta di catena di soggetti in grado di valutare meglio i rischi d’impresa dal punto di vista bancario. Siamo però convinti che per affinare gli strumenti di intervento occorra continuare nel dialogo fra tutti i soggetti e le istituzioni. Occorre anche cercare nuove idee perché questa crisi si sta rivelando di fatto diversa dalle altre del passato. <br /><br />“OGGI UN’AZIENDA AGRICOLA HA UN CONTROLLORE PER OGNI ADDETTO E DEVE RISPONDERE A 500 ENTI DIVERSI” MARIA SOLE D’ANNIBALE (Confagricoltura) : - Il settore è in difficoltà perché i prezzi dei nostri prodotti sono più bassi di venti anni fa, ma nel frattempo sono decuplicati i costi diretti ed indiretti. Non basta pensare alla soluzione della vendita di produzioni agricole loco: la logica del cosiddetto ‘a chilometri zero’ incide solo sul dieci per cento della produzione agricola. Per il settore sarebbe importante in un momento di crisi anche abbattere la burocrazia dei controlli. Oggi una azienda agricola ha un controllore per ogni addetto e deve rispondere a 500 enti diversi che fanno verifiche, spesso sovrapponendosi senza saperlo e in alcuni casi con arroganza. Semplificare deve essere un obiettivo di uscita da questa crisi. Chiediamo di aprire uno sportello della Agea per il disbrigo delle pratiche: la Liguria che lo ha già fatto, ha avuto una evidente accelerazione delle pratiche. Si dovrebbe fare anche in Umbria istruendo tre o quattro operatori presso l’Azienda. Per il futuro ci chiediamo cosa accadrà all’agricoltura dopo il 2013, con al fine dei sussidi comunitari. Dobbiamo quali scenari futuri ci aspettano perché saranno sicuramente diversi. Per farlo chiediamo di istituire una conferenza regionale dedicata ai singoli settori perdutivi. Il fatto vero è la necessità di considerare l’agricoltura come presidio del territorio. <br /><br />“EVITARE GLI APPALTI AL MASSIMO RIBASSO E RIDURRE I TEMPI DI ATTESA DEI PAGAMENTI” CARLO DI SOMMA (Confcoperative): - E’ sempre più diffusa la percezione che il peggio della crisi debba ancora arrivare, e non possiamo permetterci tempi lunghi per le soluzioni. Anche la cooperazione si trova in difficoltà, con il 40 per cento delle cooperative che ha rinviato gli investimenti che aveva in programma di fare. Perde competitività il comparto agro-alimentare con al crisi del tabacco. Si è indebitato il terzo settore per i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione che ormai non riconosce più da tempo nemmeno i costi dei nuovi contratti di lavoro; ma allo stesso tempo ci impedisce di intervenire sulle tariffe. La situazione è particolarmente drammatica qui a Terni, dove alcuni soci si sono autosospesi lo stipendio. Alle amministrazioni chiediamo di evitare il malcostume delle gare di appalto dei servizi al massimo ribasso e di ridurre i tempi di attesa dei pagamenti. Alle istituzioni in genere chiediamo di fare da guida per elaborare una risposta complessiva di tutto il sistema, comprese le banche e gli enti locali. Servono anche più consorzi fidi, più strumenti di garanzia e un e deciso contrasto al lavoro irregolare. Siamo anche convinti che in un momento di crisi così evidente debbano avere un ruolo pure le Fondazioni bancarie perché la crisi investe il sociale e il welfare. <br /><br />“IN UMBRIA MANCA ANCORA UNA OFFERTA DI STRUMENTI E UNA VERA RETE DI LABORATORI DI RICERCA PER LE NOSTRA AZIENDE CLAUDIO CARNIERI (presidente Aur): - L’Umbria si trova, allo stesso tempo, in due scenari contrastanti: quello delle buone performance in tema di gradimento e di buon vivere e quello negativo della produzione di ricchezza che cala del 10-11 per cento rispetto al dato nazionale. Questo non accadeva dal 1984 e comporta redditi modesti, anche come dinamica familiare: qui di fatto circola meno denaro. Ma è interessante osservare in proposito che l’Umbria è la regione d’Italia con il maggior numero di nuclei familiari aggregati che generano una dinamica forte anche nella composizione del reddito. Questo comporta anche contraddizioni evidenti, come fino ad indirizzare i benefici del sistema diffuso di welfare in una fascia di reddito media, quella dove sono attivi più soggetti più organizzati a scapito dei più deboli: è un tema da approfondire e da studiare perché fonte di disuguaglianze. C’è anche rispetto al passato una sorta di rinuncia a scalare la classe sociale di appartenenza. Una nostra indagine fra i quattordicenni dimostra infatti che, soprattutto fra i maschi, c’è la rinuncia alla dinamica sociale, se si viene da una famiglia operaia si finisce per credere che è inevitabile seguire le orme dei genitori. Sul fronte produttivo dobbiamo prendere atto che il manifatturiero tende ormai all’osso, con una quota che non supera il 17 per cento. Sulla innovazione abbiamo creato, fino a spingere la domanda attivando i contributi comunitari; ma in Umbria manca ancora una offerta di strumenti e una vera rete di laboratori di ricerca per le nostra aziende che spesso per le loro esigenze fanno riferimento a Milano o a Roma”. <br /><br />“NUOVA GEPAFIN, UN SOGGETTO LOCALE, APERTO, INTEGRATO E SENSIBILE ALLE ISTANZE DEL TERRITORIO Giacomo Porrazzini (presidente GEPAFIN) - Anche in Umbria occorrere rispondere alla straordinarietà della situazione con interventi frutto di pensieri ‘lunghi’, azioni strategiche e progetti pluriennali, da attuare attraverso una responsabilità condivisa di tutti i soggetti istituzionali, economici e sociali. Quello della restrizione del credito è un problema reale, la crisi ha allargato il gap tra domanda e offerta che in area Euro è prevista sui 300 miliardi nel 2009 e 160 nel 2010. Anche l’Umbria è dentro questi problemi determinati sia dalla crisi finanziaria esplosa nel 2008 che dalla sofferenza e insolvenza del credito ordinario e le banche umbre per recuperare le riduzioni di patrimonio potrebbero essere indotte ad impiegare risorse su attività finanziarie su titoli, più remunerative, piuttosto che su quelle economiche. Occorre mettere in campo strumenti straordinari per affrontare tali problemi . Anche in Umbri, dove pure il sistema di ‘garanzia’ è più alto di quattro punti percentuali rispetto al quello nazionale (10 per cento contro 4%), ma ancora insufficiente. Per questo la nuova Gepafin si sta attrezzando, riposizionando e riorganizzando per innovare la sua attività puntando su tre fattori: trasformarsi da Garante 106 a 107, per offrire garanzie più solide e d un accesso a costi minori; prodotti finanziari integrati che puntano alla ricapitalizzazione delle imprese con una forte attenzione a quelle innovative; azione integrati di sistema per ottimizzare gli effetti degli interventi. Pensiamo ad un soggetto locale, aperto e sensibile alle istanze del territorio che mettendo in rete Regione, banche, sistema confidi, dia vita ad uno strumento capace di competere sul mercato delle garanzie con la concorrenza esterna, e offrendo alle banche locali non solo garanzie, ma anche affidabili sistemi di valutazione”. <br /><br />“BENE IL PATTO PER LO SVILUPPO MA OCCORRE RIVEDERNE OBIETTIVI E FUNZIONI. AFFRONTARE L’EMERGENZA CRISI, POUI DISEGNARE LE STRATEGIE Ulderico Sbarra (segretario regionale Cisl): - Bene l’intuizione del Patto per lo sviluppo che mette insieme innovazione e coesione e che fino al 2008 ha fatto registrare dei buoni risultati per l’Umbria. Ma oggi anche alla luce della crisi economica, è necessaria una verifica ed un adeguamento alla luce di una valutazione che evidenzia alcune negatività: non stata raggiunta una efficace integrazione territoriale; basso ancora il livello del sistema di imprese innovative; non è stato raggiunto un livello ottimale di capitale umano dai livelli di formazione competitivi; mancata crescita qualitativa generale delle imprese umbre. A questo proposito quella offerta dalla ricostruzione post sisma alle nostre imprese , è stata un’occasione non colta di qualificazione e migliore strutturazione. Altro punto negativo il salario medio dei lavoratori ancora troppo basso. È stato espresso un buon livello di politiche attive del lavoro e di utilizzo dei bandi comunitari, ma non sono stati raggiunti pienamente gli obiettivi. La situazione attuale di crisi economica e sociale, richiede una risposta straordinaria è necessario ripensare e d adeguare il Patto per lo sviluppo, occorre realizzare un ‘Patto sociale contro la crisi’, recuperando appieno il criterio della concertazione, abbandonando quello della mera negoziazione. A nostro giudizio non appaiono utili per fronteggiare la crisi, iniziative come quelle relative al reddito sociale che appaiono inadeguate e di difficile applicazione. Occorre, oggi, affrontare l’emergenza, poi disegnare strategie, perché oggi bisogna salvare imprese e lavoro, perché in questa ‘tempesta’ che stiamo attraversando, non si corra il rischio di inerzia”. “<br /><br />IN UMBRIA LA MOBILITÀ SOCIALE È BLOCCATA, PER I CITTADINI NESSUNA POSSIBILITÀ DI CRESCITA E REALIZZAZIONE” - CLAUDIO BENDINI (segretario regionale Uil): “Il problema della mobilità sociale è una delle criticità con cui l'Umbria deve fare i conti: i cittadini umbri non hanno possibilità di crescita e di realizzazione. Ben il 67 per cento dei giovani rimane nella posizione sociale di provenienza. Il sistema sanitario regionale funziona bene, anche se ci sono ancora spazi per razionalizzare le spese in vista del federalismo fiscale. Ha funzionato l'attività volta alla riduzione degli incidenti sul lavoro, anche se l'indice relativo rimane alto per l'Umbria e richiede ancora molto impegno. La bassa produttività e l'occupazione di scarsa qualità causano un prodotto interno lordo umbro più basso di quello nazionale. Dobbiamo prepararci alla ripresa economica guardando ad un nuovo modello di sviluppo. Le infrastrutture, il credito, la semplificazione amministrativa, il miglioramento della macchina pubblica sono alcuni dei settori in cui sarà necessario intervenire, mentre per rilanciare i consumi interni dovranno essere ridotte le tasse a lavoratori e pensionati”. <br /><br /><b>CONCLUSIONI “LA CONFERENZA RAFFORZA E QUALIFICA LA PRASSI DELLA CONCERTAZIONE. MOLTI PUNTI DI CONVERGENZA TRA GLI INTERVENUTI” FABRIZIO BRACCO (presidente del Consiglio regionale )</b> : la Conferenza si è rivelata un’utile sede di confronto, con 24 interventi tre più del previsto; ma non tutti i soggetti - esclusi ovviamente i presenti - hanno ben interpretato questo appuntamento nel suo significato istituzionale. Si doveva portare il proprio contributo in base al metodo della concertazione previsto dallo Statuto, mettendo intorno allo stesso tavolo, da un lato l’esecutivo regionale e dall’altro i soggetti esterni, le istituzioni e le parti sociali con al centro, in posizione di terzietà, il Consiglio regionale che fine conferenza raccoglie gli interventi e ne fa l’atto ufficiale, il documento di indirizzo per la Giunta. A questa autocritica ne va aggiunta una seconda, strettamente collegata. Al Crel non ha partecipato la politica: non sono intervenuti i capigruppo, anche se si erano iscritti a parlare; non è intervenuta l’Anci, ma in questo caso la presidente che ieri era qui è ampiamente giustificata. Nostro compito era affrontare gli scenari della crisi, con le possibili soluzioni da indicare. A conclusione dei lavori si possono registrare alcuni fatti importanti: l’accettazione ampiamente acquisita in tutti gli interventi dello strumento della concertazione; la presa d’atto che è indispensabile verificare l’operato del governo regionale, in particolare del Patto di sviluppo e dei suoi effetti; l’idea, più volte ribadita da tutti gli attori umbri, che è inevitabile cooperare per competere e per fare sistema, anche guardando all’esterno della regione; lo stretto collegamento che esiste fra due indicatori economici e sociali, il Pil (Produzione interna lorda) e il Bil (Benessere interno lordo) Volendo elencare i punti acquisti in questi due giorni, si può dire che in molti hanno evidenziato il lungo cammino richiesto per uscire dalla crisi; che occorre agire da un lato sul fronte emergenze e dall’altro su una visione strategica, da ridefinire anche negli strumenti operativi; si è preso atto che la crisi non è stato un temporale passeggero, ma (come ha detto la Presidente Lorenzetti) un terremoto che ci lascia un paesaggio totalmente diverso da prima dell’evento; che occorre cercare prospettive ed opportunità nuove a partire dalla interregionalità delle scelte future, guardando necessariamente a Lazio, Marche e Toscana. Voglio evidenziare in proposito che mentre in Umbria fatichiamo non poco a far nascere la holding dei trasporti le regioni del nord Italia si stanno accordando su strategie comuni nei vari settori”. <br /><br /><b>“SERVE UNA VISIONE DI SISTEMA CHE NON PARTA DA TAGLI LINEARI MA DA RIFORME CONDIVISE CON GLI ENTI LOCALI” - Maria Rita Lorenzetti (presidente Regione Umbria):</b> “L'approccio che abbiamo seguito attraverso il Patto per lo sviluppo continua ad essere condiviso, come una necessità di visione condivisa che vada oltre la semplice concertazione. Dobbiamo pensare a come uscire dalla crisi immaginando già una nuova idea di welfare: l'Umbria ha sempre anticipato le scelte nazionali mentre negli ultimi anni ci siamo fermati nell'evoluzione del nostro modello di stato sociale. È il momento di assumersi responsabilità importanti. Il blocco della mobilità sociale, che non riguarda peraltro solo l'Umbria, contrasta anche con quanto previsto dalla Costituzione in tema di pari opportunità mentre i modelli sociali di riferimento sembra ormai essere quelli delle trasmissioni televisive. La Regione è a un punto limite, pur avendo i conti in ordine e sotto controllo stiamo cercando di evitare sofferenze agli enti locali. Se il sistema non fa squadra per reggere l'urto di disposizioni nazionali ingiuste (che premiano chi accumula debiti) si troverà in una situazione drammatica. A livello nazionale non c'è una visione di sistema ma vengono proposti tagli lineari senza riforme, che vanno a colpire gli enti locali. La Regione Umbria può misurarsi con il federalismo in modo serio, ma dobbiamo chiedere, insieme alle altre Regioni, che le razionalizzazioni e i tagli vengano inseriti nell'ambito di articolati progetti di riforma. Su ammortizzatori sociali in deroga e precari della scuola siamo già intervenuti ma non possiamo andare oltre. Non pensiamo a velleitari salari sociali: il sostegno al reddito è competenza dello Stato, a cui la Regione ha dato una mano con misure speciali in risposta ad una situazione di emergenza. Possono essere sicuramente ridiscussi gli strumenti per l'assegnazione e l'utilizzo dei fondi europei: i bandi sono stati definiti 'un sistema pigro' ma l'alternativa non può certo essere quella del 'click day' con cui il ministero ha bruciato oltre un miliardo di euro di fondi per la ricerca in una giornata, senza alcuna selezione”.</p>

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