CONTRAFFAZIONE: FALSE GRIFFE A DOMICILIO, SGOMINATA BANDA A PERUGIA

<p>(UJ.com) PERUGIA - Vendevano prodotti contraffatti di ogni tipo in tutta Italia attraverso una vera e propria rete di subagenti con cataloghi, campionari, consegne a domicilio. Un'associazione per delinquere, dedita al commercio di falsi, e' stata sgominata dalla Guardia di Finanza di Perugia, che ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare, in carcere per F.A. 46enne di origine campana e residente a Siena e ai domiciliari per H.A. 25 di 25 anni, mentre per H.H. e' stato disposto l'obbligo di dimora. Gli ultimi due sono maghrebini. Sei rivenditori sono invece stati denunciati per commercializzazione di marchi contraffatti.</p>
<p>L'operazione, illustrata stamattina in una conferenza stampa dal comandante provinciale della Gdf Vincenzo Tuzi, e' partita a dicembre 2008 col sequestro di un carico di prodotti contraffatti nel retrobottega di un negozio della provincia di Perugia. Da li' i finanzieri, attraverso pedinamenti e sensori Gps piazzati sulle auto dei sospettati, hanno scoperto l'esistenza di una rete estesa in tutta Italia. Tutto faceva capo al 46enne che si avvaleva dei magrebini come subagenti per trovare i compratori al dettaglio. A luglio, 38 perquisizioni in sei regioni (Umbria, Toscana, Lazio, Puglia, Lombardia, Veneto), hanno fatto scoprire circa 30 acquirenti cui sono stati sequestrati 9.197 articoli contraffatti fra capi di abbigliamento, telefonini, borse, orologi per un valore stimato di circa 250mila euro. Si trattava di negozi e privati cittadini delle province di Perugia, Terni, Rieti, Siena e Lecce.</p>
<p>Le Fiamme Gialle hanno verificato che F.A. si approvvigionava in opifici della provincia di Napoli. Fra l'altro la merce era di buona qualita' e i prezzi non cosi' bassi: un telefonino di ultima generazione veniva venduto a 100 euro. Attraverso la sua rete di subagenti l'uomo mostrava cataloghi e campionari, inviava email con foto dei prodotti, spediva la merce via corriere e i pagamenti erano fatti con ricariche su carte postepay. Gli acquirenti, in alcuni casi, erano negozianti che avevano attivato un canale parallelo di vendita: merce legale nel negozio, prodotti contraffatti nel retrobottega.</p>

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